Eutanasia e cure palliative

Nuccio Sciacca. Accorato appello dei medici cattolici sul ddl Bazoli del fine vita

“Quando la guarigione non è possibile: eutanasia o cure palliative?”. Un incontro che è diventato una riflessione sulla proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita è stato organizzato nell’auditorium dello studio teologico di viale Odorico da Pordenone a Catania, dalla Pubblica Agenda sussidiaria e condivisa “Ditelo sui tetti” che riunisce 90 associazioni impegnate nella promozione e difesa di vita e famiglia come principi fondamentali del bene comune e dall’Istituto teologico San Paolo. Tra le associazioni anche quella dei medici cattolici rappresentata oggi sul territorio dai professori universitari Salvatore Castorina e Massimo Libra (quest’ultimo, nella foto, il primo da sinistra).

“Da oltre 70 anni il medico riflette su questo tema – spiegano i medici cattolici che hanno anche una commissione in seno all’Ordine provinciale catanese – la difficoltà di chiare enunciazioni risolutive del problema è nella inconciliabilità tra una legge imposta da un Parlamento come effetto di un iter parlamentare che matura nello stato di benessere degli attori politici seduti attorno un tavolo orientati in un senso o nell’altro dalla propria cultura materialistica o fideista e il dolore e la non partecipazione alla vita del tuo fratello uomo che controlla l’alternanza giorno notte non partecipe alle manifestazioni vitali privo di autonomia di respiro e alimentazione associata a dolori rappresentati da tutte le caratteristiche che lo definiscono, di cui noi medici e le famiglie siamo testimoni oculari”.

L’associazione dei medici cattolici ricorda che l’argomento è oggetto di discussione “fin da quando Pio XII (anno 1938) in un memorabile messaggio ai medici indicò la strada maestra dicendo non accanitevi, assicuratevi che il vostro fratello non soffra la sete, limitatevi a idratarlo”. Il medico, conclude l’Amci,” rivendichi il suo ruolo, si curi la sua formazione etica ma si lasci al comitato etico delle intensive di parlare al malato e con lui decidere”.

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