Accusato di corruzione si suicida durante l’arresto

Bagheria. Funzionario della polizia provinciale si butta dal sesto piano

PALERMO – Un funzionario della polizia provinciale della Città Metropolitana di Palermo questa notte si è tolto la vita lanciandosi dal sesto piano di un palazzo a Bagheria. I finanzieri erano andati a casa per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di corruzione. Marcello Miraglia, 61 anni, durante le operazioni di notifica del provvedimento ha chiesto a un finanziere di potere andare in bagno. In un attimo ha aperto la finestra e si è lanciato nel vuoto. Un maresciallo che lo seguiva da vicino ha tentato in tutti i modi di fermarlo senza riuscirci. Il militare si è provocato una grave ferita alla mano ed è stato trasportato al pronto soccorso. Miraglia era coinvolto in un’indagine per corruzione nella quale sono indagate altre nove persone: imprenditori che, in cambio di soldi o regali, avrebbero ottenuto rinnovi di autorizzazioni ambientali o soffiate sui controlli e ispezioni in programma.

Secondo l’ordinanza del gip Miraglia è accusato di avere intascato soldi da imprenditori nel settore dei rifiuti, ma anche lavori di manutenzione sui propri veicoli e immobili, pranzi, cene e incarichi di consulenza a favore di familiari. Il gip per uno degli altri 9 indagati ha disposto il divieto di dimora nel comune di Palermo, per gli altri 8 l’obbligo di dimora e la presentazione alla polizia giudiziaria. I dieci coinvolti, nell’operazione dei militari della guardia di finanza del comando provinciale denominata Smart Working, sono indagati a vario titolo dei reati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, ricettazione, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio. Nello stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di 15 mila euro pari alle presunte tangenti sinora individuate.

Maria Letizia Pollaccia, tra gli indagati, deve difendersi dall’accusa di ricettazione: avrebbe gestito i soldi del marito funzionario della Città Metropolitana. Alla donna, il gip Rosario Di Gioia ha imposto il divieto di dimora a Palermo. Otto imprenditori sono invece indagati per corruzione, a loro è stato notificato un provvedimento di obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Si tratta di Vincenzo Casesa, titolare di fatto dell’omonima ditta che si occupa di riciclaggio di rottami metallici, Paolo Venticinque, legale rappresentante della “Costruzioni Lavori Generali s.r.l.” di Termini Imerese, impegnata del recupero e riciclaggio di rifiuti solidi, Antonino Costanza, amministratore di fatto della Costanza srl di Termini, che si occupa della demolizione di carcasse, Francesco Claudino, rappresentante legale della “Sicilia recuperi srl”, che svolge lavori edili, Maria Rosaria Scalia, collaboratrice di Claudino, Rosario Di Fede, titolare di fatto della ditta della madre, “Autodemolizione Aquila”, che vende rottami metallici, Antonino Prainito, referente della “Sicilbitumi srl” e Salvatore Montalto, amministratore di fatto del “Centro demolizioni Palermo”.

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