Condanne pesanti per il clan dei Tuppi

La sentenza del processo sulla cosca di Misterbianco: I NOMI E LE PENE

La scure della giustizia decapita il clan Nicotra, i ‘Tuppi’ di Misterbianco, gruppo legato alla famiglia Mazzei di Cosa nostra tutti coinvolti nell’inchiesta ‘Gisella’. La pena più pesante è stata inflitta a Nino Rivilli, considerato tra i maggiori esponenti della cosca che prende il nome dal patriarca Mario Nicotra, ‘u tuppu’, assassinato nel 1989 nella guerra contro il clan di Giuseppe Pulvirenti “’u Malpassotu”, faida che durante gli anni Novanta costrinse i ‘Tuppi’ a emigrare in Toscana. Meno di un decennio fa i Nicotra sono ‘tornati’ a Misterbianco, dopo che il fratello di Mario, Gaetano ‘Tano’ Nicotra del 1951, condannato a 20 anni ha siglato in carcere un accordo con Santo Mazzei. Boss emergente il figlio di Mario Nicotra, Antonino (Tony) condannato a 22 anni. Nel tardo pomeriggio di ieri, nell’aula bunker del carcere di Bicocca, la sentenza letta dal presidente della Quarta sezione penale del Tribunale di Catania Paolo Corda.

Le condanne hanno riguardato Gaetano Nicotra (classe ’51) 20 anni, Antonio Tony Nicotra 22 anni, Antonino Rivilli 26 anni, Gaetano Nicotra (classe ’79) 14 anni, Carmelo Guglielmino 14 anni, Lucia Palmeri 12 anni, Gaetano Indelicato 6 anni e 6 mesi e 1.300 euro di multa, Francesco Spampinato 3 anni, 6 mesi e 700 euro di multa, Emanuele Parisi 2 anni e 1.200 euro di multa, Giuseppe Piro 3 anni e 1.800 euro di multa, Saverio Monteleone 2 anni e 1.200 euro di multa, Vincenzo Di Pasquale 2 anni e 1.200 euro di multa, Luca Destro 2 anni e 1.200 euro di multa, Alfio La Spina 3 anni e 600 euro di multa, Gianfranco Carpino 7 anni (carabiniere condannato per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio), Antonio Zuccarello 6 anni e 5 mila euro di multa. Il tribunale ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Giuseppe Avellino perché deceduto. Il tribunale ha assolto Carlo Marchese, così come chiesto dal pm. Riconosciuto il risarcimento del danno al comune di Misterbianco e all’associazione Alfredo Agosta, costituite parti civili nel processo.

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