Da Usa e Nato altre armi all’Ucraina

Zelensky: "I russi usano bombe al fosforo"

Pressing di Kiev sulla Nato – riunita oggi nel giorno dei tre vertici, Alleanza militare, G7, Europa – per l’invio di altre armi contro l’invasione russa dell’Ucraina. Il presidente Zelensky chiede agli alleati aiuti senza restrizioni e l’1% dei loro 20 mila carri armati, e torna a denunciare l’uso delle bombe al fosforo da parte delle truppe di Mosca, come accade nella regione di Lugansk.

Nella sua videochiamata, fa sapere un alto funzionario Usa, non ribadisce tuttavia la richiesta di no-fly zone, né parla di un’adesione di Kiev all’Alleanza. Che intanto decide di dislocare altri quattro battlegroup sul fronte Est, in Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria, per fare fronte alla minaccia russa. Mentre il G7 intenderebbe impedire alla Russia di vendere il suo oro e rivedere il posto della Russia all’interno delle organizzazioni internazionali, secondo quanto riferisce il Financial Times. E Stoltenberg lancia un altolà a Pechino a non dare supporto militare a Mosca, proprio il giorno dopo il voto della Cina (unica a farlo) a fianco della Russia all’Onu sulla situazione ucraina.

Consulto degli Stati Uniti con gli alleati, si pensa all’invio di missili antinave in Ucraina, e inoltre ci si sta preparando al rischio di incidenti nucleari e biologici russi. Lo riporta Bloomberg citando funzionari dell’ amministrazione Biden, secondo cui i preparativi includono anche posture di deterrenza. Altolà sull’uso di armi chimiche o nucleari anche dal G7, i cui leader – secondo la bozza del comunicato finale – si impegnano a continuare a imporre “severe conseguenze” su Mosca con l’attuazione delle sanzioni già decise, e sono pronti ad adottare ulteriori misure. Sanzioni che secondo il premier britannico Johnson più dure sono e prima finirà questa crisi.

Tuona invece contro l’aumento della spesa militare il papa, secondo cui è una pazzia l’ipotesi dell’aumento al 2% del pil. E la Cei prepara una visita nelle zone di confine dove sono le persone in fuga dall’Ucraina.

Sul campo continuano però gli scontri e i bombardamenti senza sosta. Distrutta, nel porto occupato dai russi di Berdyansk, una grande nave da sbarco anfibia russa che secondo media ucraini portava materiale militare alle forze di Mosca assediano Mariupol. Colpi d’artiglieria nella notte contro il porto di Odessa dalle navi russe, mentre il centro di Kharkiv, seconda città dell’Ucraina, viene attaccato anche con missili da crociera lanciati dal Mar Nero. Intanto, viene spiegato dal ministro dell’Ecologia e risorse naturali, è sotto controllo la maggior parte dell’incendio nell’area vicina alla centrale di Chernobyl.

E nella città di Kherson, occupata dai russi all’inizio della seconda settimana di guerra, gli abitanti, ha riferito il sindaco Igor Kolykhayev, riescono a srotolare un’enorme bandiera dell’ Ucraina sulla facciata del municipio: ‘Vogliamo riprendere il controllo della città’.

Nel campo economico, Mosca insiste con la richiesta che il suo gas venga pagato solo in rubli e non in dollari od euro: “Pagare il nostro gas solo in rubli potrebbe creare problemi ai Paesi ostili alla Russia”, dice infatti il portavoce del Cremlino. Intanto dopo un mese riapre la Borsa di Mosca, che alla fine incassa il 4,4% protetta dalle misure del governo, con la Casa Bianca che caustica parla di ‘farsa in stile Potemkin’, riferendosi ai falsi villaggi di cartapesta che, secondo la leggenda, l’omonimo principe fece costruire nel 1787 in Crimea per impressionare l’imperatrice di Russia Caterina II.

E mentre Anonymous annuncia di aver hackerato la Banca centrale russa, dalla Bce arriva un allarme crescita, perché la guerra aumenta l’incertezza, portando rischi estremi al ribasso sulla ripresa, e in questo modo si alimentano le pressioni inflazionistiche. L’Eurotower comunque ritirerà gradualmente – fra luglio 2022 e marzo 2024 – le misure introdotte nell’aprile 2020, quando aveva allentato i criteri sul collaterale bancario per favorire il credito durante la crisi pandemica. L’occidente deve però guardare anche molto più ad est della Russia.

La Corea del Nord ha testato oggi un missile balistico intercontinentale, fa sapere Seul, caduto nel Mar del Giappone a circa 170 km dalle coste di Aomori, zona economica esclusiva (Zee) giapponese. Secondo Seul, il razzo ha coperto la distanza raggiungendo un’altitudine di oltre 6.200 km, pari al lancio più potente fatto dallo Stato eremita dal 2017. La Corea del Sud ha a sua volta replicato sparando missili da terra, mare e aria con lo scopo preciso di inviare “un chiaro messaggio di forza” a Pyongyang. 

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