Mafia e femminicidi: il peggio del 2021 a Catania

Il bilancio dei carabinieri: ecco i principali interventi (anche contro il clima)

CATANIA – Nell’ultimo anno sono state svolte oltre 52.000 perlustrazioni nel corso delle quali sono state identificate 177.697 persone, 60.000 le risposte alle chiamate, cui sono seguiti circa 21 mila interventi per reati, per privati dissidi e per soccorso.

I carabinieri della provincia di Catania tracciano il bilancio del 2021, includendo anche i gravissimi episodi climatici: dagli incendi dell’estate scorsa all’alluvione di ottobre, con tanti salvataggi di persone in difficoltà.

Sul fronte della lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti ci sono stati 809 arresti. Colpiti trasversalmente quasi tutti i clan tuttora attivi nell’area catanese, con l’arresto di oltre 80 persone, il sequestro di un numero consistente di armi e di beni per un valore di oltre 2,5 milioni di euro. Di rilievo, tra le altre, l’operazione “Centauri”, che ha consentito di fare luce sui gravissimi fatti di sangue verificatisi nell’agosto 2020 in viale Grimaldi, e quelle denominate “Sotto Scacco” e “Picaneddu”, che hanno documentato l’infiltrazione mafiosa del tessuto economico attraverso imprenditori compiacenti e senza scrupoli, nonché l’attenzione della mafia verso investimenti illeciti riguardanti una casa discografica dedita alla produzione, distribuzione e promozione di musica neomelodica.

Nel corso del 2021 sono stati inoltre scoperti i presunti autori sia dell’omicidio di Santa Alleruzzo (consumato nelle campagne di Paternò tra la fine di del maggio e i primi giorni del giugno 1995), sia del gravissimo caso di lupara bianca avvenuto a Catania il 12 febbraio 2021.

In relazione al reddito di cittadinanza sono state scoperte 149 persone che con false attestazioni hanno indebitamente goduto delle somme di denaro pubblico destinate loro per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro. Di rilievo, in particolare, gli accertamenti che nell’aprile scorso hanno consentito il sequestro preventivo delle carte di reddito di cittadinanza nei confronti di 76 persone (tra questi anche alcuni “uomini d’onore”), indebiti percettori per aver utilizzato dichiarazioni attestanti cose non vere (l’essere gravati da sentenze passate in giudicato per i reati di associazione di tipo mafioso) nonché omettendo informazioni dovute (l’avere all’interno del proprio nucleo familiare un congiunto gravato da sentenze di condanna definitive per associazione di tipo mafioso).

Nell’anno trascorso i carabinieri di Catania hanno denunciato in stato di libertà 6.700 persone e ne hanno tratte in arresto 2.700, ma soprattutto hanno perseguito 27.593 reati, che corrispondono al 76% delle denunce complessivamente presentate.

Infine il triste fenomeno della violenza di genere, in special modo quella sulle donne, che nonostante una rinnovata fiducia delle vittime a rivolgersi alle istituzioni ha fatto registrare nell’ultimo semestre 4 femminicidi (tre dei quali ad opera di ex conviventi/fidanzati e uno realizzato dal fratello). A livello provinciale i risultati ottenuti dai carabinieri hanno portato a oltre 92 arresti in flagranza e 300 misure cautelari.

L’ultimo episodio da ricordare è il sacrificio del vice brigadiere Sebastiano Giovanni Grasso, in forze alla stazione di Aci Sant’Antonio, il quale nella serata del 6 settembre al termine della celebrazione della prima comunione di uno dei figli nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati in Acireale, è intervenuto libero dal servizio in ausilio dei colleghi per sedare una rissa tra due famiglie, riportando nella circostanza gravissime lesioni permanenti a seguito dell’esplosione a distanza ravvicinata di un colpo d’arma da fuoco da parte di uno dei contendenti.

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