‘Morta dopo vaccino, in 233 giorni nessuna perizia’

I genitori della prof messinese: "Scoppiava di salute, silenzio ingiustificabile"

MESSINA – A 233 giorni dalla morte di Augusta Turiaco, la docente di musica di 55 anni che aveva ricevuto una dose di Astrazeneca e deceduta il 30 marzo 2021 dopo 19 giorni di ricovero in condizioni gravissime, “non risulta ancora depositata la relazione del medico legale disposta dalla Procura di Messina il 31 marzo come atto irripetibile”. Lo scrivono i genitori della professoressa, Paolo e Helga Turiaco, che in una lettera aperta affidata al loro legale, l’avvocato Daniela Agnello, parlano di “silenzio inspiegabile e ingiustificabile” e lanciando un “umile appello alla Procura di Messina” per “sapere, con verità e trasparenza, quali siano state le cause che hanno determinato il suo decesso”.

“Ad attendere queste risposte – si legge nel documento reso noto dall’avvocato Daniela Agnello – sono i genitori novantenni Paolo e Helga, ma anche i due figli Alessandro e Tiziana di 23 e 26 anni, ancora studenti universitari, il compagno Massimo, i fratelli Nunzio e Dora, oltre a familiari, amici e la città di Messina dove la professoressa era amata e stimata”.

“Dagli esami diagnostici strumentali e di laboratorio, eseguiti durante il ricovero in ospedale – ricostruiscono i genitori della prof e la penalista – il suo corpo risultava devastato da trombosi disseminate e grave trombocitopenia, che in data 24 marzo sono sfociate in una grave emorragia cerebrale”.

E ricordano che “Augusta era una donna sana e felice e che fino a quel maledetto 11 marzo, giorno della somministrazione del vaccino Astrazeneca, scoppiava di salute”. E sottolineano che “fino al 24 marzo nelle informazioni sugli effetti collaterali non erano contenuti alcuni possibili effetti avversi della vaccinazione, aggiornati il 25 marzo da una nuova circolare del ministero della Salute inserendo quelle presentate da Augusta, quando era ricoverata in terapia intensiva post-operatoria a seguito di un delicatissimo intervento neurochirurgico resosi necessario per far fronte alla gravissima emorragia cerebrale che l’aveva colpita”.

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