Caso Saguto, comincia l’appello

L'ex presidente sezione misure prevenzione di Palermo condannata in primo grado

CALTANISSETTA – Ha preso il via questa mattina, dinanzi alla Corte d’Appello di Caltanissetta il processo di secondo grado nei confronti dell’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, imputata, insieme ad altre 11 persone, di corruzione e abuso d’ufficio e condannata in primo grado a 8 anni e 6 mesi di carcere. L’udienza, che si celebra all’aula bunker del carcere Malaspina si è aperta con la lettura della relazione introduttiva del presidente della Corte d’appello di Caltanissetta, Marco Sabella. L’accusa è rappresentata in aula dalla procuratrice generale, Lia Sava, dai sostituti Antonino Patti e e Lucia Brescia e dalla pm Claudia Pasciuti, applicata al processo.  La Corte si è riservata di decidere se accogliere le richieste di riapertura di istruttoria dibattimentale nel corso della prossima udienza fissata per il 2 dicembre nell’aula bunker del carcere Malaspina

L’ACCUSA. Silvana Saguto, che non si è presentata all’udienza, è accusata di aver gestito in modo clientelare, in cambio di denaro e favori, le nomine degli amministratori giudiziari dei patrimoni sequestrati e confiscati alla mafia. L’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, radiata con provvedimento definitivo dalla magistratura, è stata condannata anche a risarcire 500 mila euro alla presidenza del Consiglio dei ministri, costituitasi parte civile nel processo. Tra gli imputati anche l’amministrazione giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, oggi presente in aula, che sarebbe stato al centro del “cerchio magico” che beneficiava delle nomine, il marito dell’ex presidente, l’ingegnere Lorenzo Caramma, e il figlio Emanuele, il professore universitario Carmelo Provenzano, l’ex prefetto Francesca Cannizzo, il colonnello della Dia Rosolino Nasca.

IL SISTEMA. La Procura di Caltanissetta, che ha istruito il processo, aveva chiesto una pena esemplare: 15 anni e 4 mesi, ipotizzando l’esistenza di un “sistema” corruttivo ramificato che si sarebbe infiltrato nell’avamposto della lotta a Cosa nostra, la sezione delle misure patrimoniali antimafia. Per anni, secondo gli inquirenti, il magistrato avrebbe gestito la sezione come una sua cosa. Scegliendo sempre e solo persone del suo cerchio magico, come l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, condannato a 7 anni e 6 mesi contro i 13 chiesti dai pm, e l’ex docente dell’università Kore che ha avuto 6 anni e 10 mesi.

I professionisti ricambiavano con favori, come la tesi scritta per conto del figlio della Saguto da Provenzano, regali, soldi. A tre anni è stata condannata dal tribunale l’ex prefetta di Palermo Francesca Cannizzo, che avrebbe caldeggiato l’incarico di un amico, a 4 l’ex colonnello della Dia Rosolino Nasca e a un anno e sei mesi Walter Virga, giovane avvocato da cui l’inchiesta ha avuto inizio. Con lui fu indagato il padre, Tommaso, ex membro del Csm. Avrebbe ottenuto dalla Saguto l’incarico per il figlio e in cambio avrebbe avuto un occhio di riguardo per la collega in un procedimento aperto a Palazzo dei Marescialli. Virga senior però è stato processato separatamente e assolto.

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