Ondata di sbarchi a Lampedusa

Ventidue arrivi in 24 ore: attivata linea allerta Italia-Tunisia su partenze

Lampedusa, Guardia Costiera

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Ventidue sbarchi in meno di 24 ore. Un nuovo record per Lampedusa, raggiunta oggi da oltre 1000 profughi. E il leader della Lega torna a puntare il dito contro la titolare del Viminale. “Lamorgese deve fare il ministro, cosa che non ha cominciato a fare”, dice Matteo Salvini al meeting di Comunione e Liberazione.
“I dati dell’organizzazione internazionale dei migranti sono sufficienti a bocciare il suo operato da ministro. Mi chiedo in questi 8 mesi cosa abbia fatto, penso che sarà necessario pensare ad un cambio”, va giù duro. Da fonti del Viminale si apprende che “è attiva dall’inizio di questa settimana la linea di comunicazione diretta di allerta tra le autorità italiane e tunisine per lo scambio rapido di informazioni sulle imbarcazioni con a bordo migranti irregolari in partenza dalle coste del Paese nordafricano e sulle attività criminali connesse a questo fenomeno”.
La linea diretta di allerta – richiesta dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in occasione delle sue missioni a Tunisi – è ora attiva nell’intero arco delle 24 ore, con l’indicazione dei target alle competenti autorità tunisine. I numeri della cronaca di oggi comunque sono a tre cifre. Oltre 1000 arrivi dalla mezzanotte e nuove partenze in vista dalla Tunisia. La Marina militare del Paese nordafricano solo ieri ha bloccato 11 tentativi di migrazione irregolare, fermando in tutto 159 profughi. Altre imbarcazioni, però, sono riuscite a lasciare le coste tunisine: 13, con un totale di 272 migranti, hanno attraversato il Canale di Sicilia dalla mezzanotte all’alba. In giornata, in meno di un’ora, altri 4 gommoni, con 58 persone, hanno raggiunto la maggiore delle Pelagie.
Ad intercettarli sono state le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza. L’ultimo barcone, con 14 subsahariani, fra cui 8 donne, è partito da Sfax. La conta è proseguita: prima 63 profughi, fra cui 4 donne, sono stati soccorsi a circa 2 miglia dal porto di Lampedusa. Poi 62 migranti, fra cui una donna e 5 minori, su un barcone di 10 metri, sono stati intercettati, a 16 miglia dalla costa dell’isola, da una motovedetta della Guardia di finanza. Il ventesimo arrivo è del pomeriggio, quando una barca di legno di 10 metri, è stata intercettata a 12 miglia a sud-ovest da Lampione da una motovedetta della Guardia di finanza.
A bordo, 22 subsahariani tra cui 12 donne. Il gruppo è stato trasbordato e l’imbarcazione, partita da Sfax, è stata lasciata alla deriva. In serata altri due arrivi. 51 tunisini, distribuiti su due imbarcazioni partite da Sfax e agganciate, a 4 e 12 miglia, dalle motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza. Dopo un primo triage sanitario direttamente su molo Favarolo, i profughi sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove gli ospiti presenti sono saliti a 1087 a fronte di una capienza di 250 persone.
Dopo il trasferimento di 107 tunisini, per stasera, la Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, ha deciso di portare 80 persone con il traghetto di linea a Porto Empedocle. “Approdano a Lampedusa dopo due, tre giorni di viaggio in mare. Sono migranti di diverse nazionalità. Molti di loro riferiscono di essere stati picchiati e torturati nei centri dove sono stati detenuti prima di partire. Purtroppo è la tragica condizione che accomuna chi arriva dalla Libia dove la situazione non è cambiata”, racconta Alida Serracchieri, infermiera specializzata in malattie tropicali e coordinatrice sanitaria del progetto a Lampedusa per Medici Senza Frontiere.
Dal giugno scorso una équipe di specialisti di Msf è impegnata sull’isola sul fronte dell’emergenza migranti, con squadre di sanitari composte da medico, infermiere, psicologo e mediatore culturale. “Collaboriamo con il personale sanitario del ministero della salute e dell’ Asp – spiega Serracchieri – in banchina supportiamo lo sbarco con lo screening di ciascun migrante, sia per individuare patologie generiche ma anche tutti quei casi vulnerabili, come patologie mentali e vittime di tortura, che hanno bisogno di un percorso assistenziale ben preciso, che viene seguito con l’assistenza in banchina, poi nell’hotspot e infine nei centri di quarantena per vulnerabili di Agrigento”. In questi tre mesi il team di Msf ha assistito circa 10mila migranti.

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