Capaci, il Covid non ferma le celebrazioni. Mattarella: “Stare contro la mafia o si è complici”

Palermo ricorda il giudice Falcone. L'inno di Mameli degli studenti al porto e la corona d'alloro in autostrada (VIDEO)

PALERMO – Con l’inno di Mameli eseguito dall’orchestra degli studenti del magistrale Regina Margherita si è aperta nel porto di Palermo la celebrazione per l’anniversario della strage di Capaci.
Nella banchina Maria Falcone, sorella del giudice ucciso nel ’92 assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta, e il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. Per il secondo anno consecutivo a causa del Covid non è stato possibile organizzare l’arrivo delle navi della Legalità con i ragazzi delle scuole di tutta Italia.
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, accompagnata dal capo della Polizia Lamberto Giannini, hanno deposto una corona d’alloro alla Stele commemorativa di Capaci, sull’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, in ricordo delle vittime.

“Il metodo di Giovanni Falcone era quello di creare una rete tra organismi investigativi come al tempo del terrorismo. Era un’intuizione fondamentale”, ha detto Lamorgese intervenuta nell’aula bunker dell’Ucciardone dove si ricorda la strage di Capaci.
“Quel metodo – ha detto Lamorgese – è stato un punto di forza di un metodo che era cominciato con Rocco Chinnici ed era proseguito con Antonino Caponnetto: in sostanza, indagini mirate e collegate”. La ministra ha poi parlato dell’espansione della mafia al Nord: “Non ha confini, e soprattutto è riuscita a infiltrarsi nell’economia legale tra cui i settori sanitari”.
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha seguito nel bunker dell’Ucciardone la tradizionale celebrazione. Poi la tappa nella caserma Lungaro e quindi nell’hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo.
“E’ sempre di grande significato ritrovarsi nel bunker, un luogo di grande valenza simbolica, dove lo Stato ha assestato importanti colpi alla mafia”, ha detto Mattarella.
“O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative. La mafia esiste ancora, non è stata sconfitta. E’ necessario tenere sempre attenzione alta e vigile da parte dello Stato”, ha aggiunto il capo dello Stato. “La mafia teme, certamente, le sentenze dei tribunali. Ma vede come un grave pericolo per la sua stessa esistenza la condanna da parte degli uomini liberi e coraggiosi”.
Anche la riforma della giustizia al centro del discorso di Mattarella: “Sentimenti di contrapposizione, contese, polemiche all’interno della magistratura minano il prestigio e l’autorevolezza dell’organo giudiziario. La credibilità della magistratura e la capacita di riscuotere fiducia è imprescindibile per lo svolgimento della vita della Repubblica: gli strumenti non mancano, si prosegua a fare luce su ombre e sospetti, si affrontino in maniera decisiva i progetti di riforma”.
“La mafia, diceva Antonino Caponnetto, teme la scuola più della giustizia, l’istruzione toglie l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”, ha detto ancora Mattarella. “Una organizzazione criminale, che ha fatto di una malintesa, distorta e falsa onorabilità il suo codice di condotta, in questi ultimi decenni ha perduto terreno nella capacità di aggregare e di generare, anche attraverso il terrore, consenso e omertà tra la popolazione. La mafia può essere definitivamente sconfitta realizzando così la lucida profezia di Giovanni Falcone”.
“Al contrario di quanto i mafiosi speravano, la conseguenza del sacrificio di Falcone, Borsellino e di chi si trovava con loro è stato il grande aumento della diffusione, permanente nel tempo, di una mentalità nuova, di consapevolezza e di rifiuto del fenomeno mafioso”, ha detto ancora Mattarella.
“Provenendo da Punta Raisi si passa accanto al monumento che rammenta la terribile strage di Capaci: è un punto coinvolgente, di forte ricordo – ha detto -. Voi giovani, che gridate no alle compromissioni, alle clientele, alle complicità, alla violenza, costituite un monumento vivo, dinamico e prezioso. In voi si esprime la voce della società contro condizionamenti illeciti, intrighi, prepotenze, violenza sopraffattrice; la voce dell’Italia che chiede che tutti e ovunque possano sentirsi pienamente liberi nelle proprie scelte e nelle proprie iniziative. In definitiva, la voce della civiltà e della storia”.
“Questo lenzuolo è stato fatto dai ragazzi di Roma, a testimonianza che tutti i ragazzi d’Italia sono qui oggi: la legalità è il diritto di vivere una vita felice – ha detto il ministro Bianchi rivolgendosi al presidente Mattarella -. L’abbiamo appeso al ministero, perché il ministero deve essere la casa di tutte le bambine e di tutti i bambini del Paese. Il primo volto dello Stato è quando il bambino va all’asilo e vede la propria maestra, che è il primo volto dello Stato”. Nel lenzuolo gli studenti scrivono che il prossimo anno torneranno a Palermo.

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