Morto dopo prima dose AstraZeneca: “C’è correlazione, ma vaccini sono sicuri”

La conclusione dei consulenti dei pm di Siracusa sul caso del sottufficiale Stefano Paternò. Il procuratore: "Aveva avuto Covid silente". Aifa: "Trombosi non più frequenti della media"

SIRACUSA – “La causa e i mezzi del decesso di Stefano Paternò devono essere ricondotti all’arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo ad Ards (sindrome da stress respiratorio acuto) e sussiste correlazione eziologica tra il decesso e la somministrazione del vaccino antiCovid19 AstraZeneca”.
È la conclusione alla quale sono giunti i consulenti della Procura di Siracusa che sta indagando sulla morte del 43enne Stefano Paternó, sottufficiale della marina militare in servizio alla base di Augusta, in provincia di Siracusa, deceduto il 9 marzo a Misterbianco, in provincia di Catania, 15 ore dopo la prima dose del vaccino Astrazeneca.
Non sarebbero state invece ravvisate condotte colpevoli del personale sanitario o parasanitario. “Non sono ravvisabili condotte omissive o commissive in campo al personale sanitario/parasanitario che a vario titolo ha gestito le problematiche inerenti alla vicenda clinica di Stefano Paternò”, scrivono i consulenti del pm Gaetano Bono, titolare dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Sabrina Gambino.
“L’esito negativo delle analisi chimico tossicologiche consente di escludere che il decesso del Paternò sia da attribuire a cause o concause di natura tossica”, scrivono ancora i consulenti medici Giuseppe Ragazzi, Marco Marietta, Carmelo Iacobello e Nunziata Barbera.
Per il procuratore capo di Siracusa, Sabrina Gambino, “c’è dunque un nesso eziologico correlato alle condizioni di base di Paternò che aveva sviluppato una risposta immunitaria relativa a un pregresso Covid silente. Questa risposta immunitaria insieme a quella indotta dal vaccino ha provocato una reazione infiammatoria violenta e abnorme che ha provocato lo stress respiratorio. Paternò aveva valori tre volte superiori al normale. Da oggi iniziano le valutazioni sulle responsabilità”, conclude.
“La relazione dei consulenti tecnici ha stabilito la sussistenza di una relazione causa-effetto con la somministrazione del vaccino AstraZeneca”, ma “ciò non implica affatto un problema di sicurezza del vaccino AstraZeneca/Vaxzevria, tanto che le fiale sono già state dissequestrate”, afferma la Procura di Siracusa invitando ad “evitare la diffusione di fake news o la strumentalizzazione della notizia in chiave antivaccinale”.
“Il decesso di Stefano Paternò – spiega la Procura – è ascrivibile alla sua risposta individuale al vaccino in virtù della concomitanza con la pregressa infezione da sars-Cov2, decorsa del tutto asintomatica e ciò ha comportato una risposta anticorpale che si è aggiunta alla risposta immunitaria del vaccino, comportando una risposta infiammatoria esagerata”.
“I risultati degli esami istologici – scrive la Procura – hanno accertato la “presenza di elevati livelli di IL-6, una citochina espressione dell’attivazione di un processo infiammatorio intenso che appartiene alla manifestazione clinica della malattia, nel periodo della cosiddetta “tempesta citochinica”, ma che può appartenere alla sindrome post-vaccinica denominata Ade (Antibody-dependent enhancement)”.
La Procura di Siracusa conclude evidenziando che “non esistono dubbi in merito alla notevolissima entità del danno polmonare, tanto da configurarsi un quadro incompatibile con la respirazione e quindi con il mantenimento delle funzioni vitali: come unanimemente accettato dalla comunità scientifica internazionale richiamata nella letteratura citata dai consulenti tecnici, la tempesta citochinica tipica, che si vede in caso di infezioni da Sars-Cov-2 e in caso di Ade, ha il polmone come precipuo organo bersaglio”.
“La prima cosa era stabilire il nesso causale tra il vaccino e il decesso – dice l’avvocato Dario Seminara, che rappresenta Caterina Arena, moglie Paternò -. Adesso si apre il versante indennitario o risarcitorio. Per noi è una notizia positiva. Qualcuno poteva pensare ci fossero delle patologie del soggetto o altro. Paternò stava benissimo. La vedova ha sempre detto che il marito di notte ha avuto un rantolo ed è morto. Un problema respiratorio indotto dal vaccino. Fino ad ora avevamo detto che esisteva una nesso temporale. Ora c’è il nesso eziologico”.
Nelle 66 pagine di consulenza, i periti avrebbero accertato la correlazione tra decesso e somministrazione del vaccino AstraZeneca, lotto ABV2856, presso l’ospedale militare di Augusta l’8 marzo scorso.
Sono quattro le persone iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo: si tratta di Lorenzo Wittum, in qualità di legale rappresentante di AstraZeneca Italia, di un medico e un infermiere dell’ospedale militare dove era stata somministrata la dose, e di un medico del 118.
AIFA: “TROMBOSI NON PIU’ FREQUENTI”. L’Aifa, dal canto suo, spiega che con il vaccino anti-Covid di AstraZeneca, Vaxzevria, “non si può escludere che un soggetto che non abbia sviluppato la rara reazione coinvolgente le piastrine con la prima dose, non possa farlo con la seconda”. Al 12 maggio si segnalano in Gb 15 casi di trombosi atipiche con piastrinopenia su circa 9 milioni di seconde dosi Vaxzevria somministrate, dunque un fenomeno “molto raro”. La “sicurezza della somministrazione di Vaxzevria nei soggetti di età inferiore a 60 anni rimane un tema ancora aperto, e sul quale vi sono margini di incertezza”. Nonostante queste incertezze, il Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi dell’Aifa ritiene che il completamento della schedula vaccinale con la seconda dose di Vaxzevria negli under-60 che ne abbiano già assunto la prima dose “rappresenti la strategia di contrasto alla diffusione del virus SarsCoV2 che garantisce il migliore livello di protezione”.
Gli eventi tromboembolici venosi occorsi in soggetti vaccinati con Vaxzevria e con il vaccino Janssen, aggiunge l’Aifa, “non sono risultati più frequenti rispetto a quelli attesi nella popolazione non vaccinata. Sono stati tuttavia accertati rari casi di eventi del tutto peculiari caratterizzati da trombosi dei seni venosi cerebrali e/o trombosi delle vene splancniche”. Al 4 aprile sono riportati in totale 222 trombosi rare di questi tipi su un totale di circa 34 milioni di dosi di vaccino Vaxzevria somministrate nell’Area Economica Ue e Gb. In Italia al 26/4 sono riportati 34 casi di trombosi venose (0.45 per 100mila vaccinati). Questi eventi, rileva Aifa in un documento di approfondimento sulle complicanze tromboemboliche post-vaccinazione con i vaccini AstraZeneca e J&J, “sono stati osservati quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne”.
Successivamente l’Aifa ha precisato che “la seconda dose di vaccino AstraZeneca è sicura”. Aifa invita a “completare la vaccinazione che rappresenta la migliore strategia di contrasto al virus Covid 19 e garantisce il miglior livello di protezione dalla malattia”.
LOTTO DISSEQUESTRATO. Intanto, sono in corso in tutto il territorio nazionale, da parte dei Nas, le operazioni di dissequestro e restituzione dei vaccini AstraZeneca, lotto ABV 2856, sequestrati nello scorso mese di marzo su disposizione dell’Autorità giudiziaria, a seguito della segnalazione riferita al caso del sottufficiale.
Il via libera è arrivato dopo l’esito degli accertamenti disposti dalla Procura di Siracusa, eseguiti dall’Istituto nazionale per la salute pubblica Olandese e dal Centro nazionale per il controllo e la valutazione dei farmaci dell’Istituto superiore di sanità di Roma.
“Le analisi – si legge in una nota del Nas – svolte in un contesto investigativo ad alto tasso tecnico e secondo coordinate scientifiche in costante aggiornamento e con l’interlocuzione di esperti, hanno stabilito che i lotti oggetto di attenzione, oltre a essere corrispondenti per natura, caratteristiche e composizione con gli altri lotti di vaccino antiCovid-19 analizzati, rispecchiano pienamente i parametri qualitativi e sono conformi al dossier di registrazione approvati dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali”.
Le dosi dissequestrate e restituite ai responsabili di ciascuna struttura sanitaria, dove erano custodite nel pieno rispetto delle linee guida sulle modalità di conservazione per garantire la catena del freddo, saranno destinate nuovamente agli hub, per il normale ciclo vaccinale in favore della popolazione.

scroll to top