Prendersi cura del malato in tempi di pandemia

di Nuccio Sciacca. Incontro organizzato da Medici cattolici, Lega lotta ai tumori e Ordine dei medici

CATANIA – Ascolto, coinvolgimento e condivisione. Sono questi gli elementi essenziali del  prendersi cura del paziente specie in tempi come quelli attuali scanditi dalla  pandemia. Don Antonino Sapuppo, docente di Teologia morale e bioetica e direttore  dello studio teologico San Paolo di Catania, lo ha spiegato a chi assiste nel suo ruolo  di operatore sanitario il paziente ma anche a chi “ha scelto la cultura del volontariato  e vive la dimensione reale dello stare accanto all’ammalato” nella sua relazione tenuta su piattaforma video dalla Casa di cura Morgagni.
Il meeting è stato organizzato dalla sezione catanese dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani). Sapuppo ha  fatto riflettere tutti su un aspetto: l’incontro con il sanitario o il volontario.
“Per il  paziente quell’incrocio di sguardi, la vicinanza di un’altra persona è la vita”, ha  sottolineato Sapuppo. Salvatore Castorina, presidente emerito Amci, ha ricordato, al riguardo, come, “non essendo disponibili ad oggi strutture costruite con percorsi idonei a consentire il contatto protetto da vetro, nell’immediato, ogni Centro (Covid o meno che sia) dovrebbe essere dotato almeno di una stazione audio-video tale da  mettere in contatto i congiunti con gli infermi almeno prima di essere intubati”.
Questi ed altri punti sono del resto contenuti nel documento che l’Associazione, pur  nei suoi contenuti drammatici ma reali, ha presentato alla cittadinanza su delega dell’Ordine dei medici, rappresentato nell’incontro della Morgagni, dal presidente Igo La Mantia. “Tra le nostre proposte – aggiunge il presidente Amci, Massimo Libra –  c’è la possibilità di consentire mediante piccoli accorgimenti di sicurezza (maschera, camice e calzari), il riconoscimento della salma della persona cara, almeno a un familiare, prima della chiusura della bara. Sono elementi che non richiedono impegni economici particolari, ma esprimono attenzione e partecipazione sociale al lutto di  chi, colpito, deve poter godere della sola ultima consolazione possibile”.
Il progetto è  stato ampiamente condiviso dalla Lega Italiana per la lotta ai tumori (Lilt). “Il  malato oncologico – ha detto nel suo intervento la presidente della sezione catanese,  Aurora Scalisi – deve trovare in questa pandemia una precisa identità di percorso che  non lo allontani nè dagli accertamenti diagnostici e dalle cure necessarie nè dagli  affetti familiari”.

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