Palermo: si ribella al pizzo e fa arrestare i suoi estorsori

L'imprenditore edile taglieggiato gestiva un cantiere alla Vucciria: "Dopo la denuncia mi è stato revocato l'appalto" VIDEO

PALERMO – I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti di Orazio Di Maria, accusato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso per aver chiesto il “pizzo” a un giovane imprenditore edile che gestiva un cantiere nel quartiere della Vucciria.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda ed è uno sviluppo delle indagini che hanno portato, lo scorso 11 marzo, all’arresto in flagranza di Riccardo Meli, 31 anni, bloccato dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo mentre riceveva dal costruttore 300 euro per la “messa a posto”.

La vittima, che aveva da poco avviato lavori di ristrutturazione, è stata “avvicinata” dai due indagati che hanno avanzato richieste estorsive sempre più esplicite. Grazie alla denuncia presentata dall’imprenditore, supportato da un’associazione antiracket, in pochi giorni gli investigatori del Nucleo di polizia economico-finanziaria sono riusciti ad acquisire le prove che hanno consentito di arrestare l’esattore del “pizzo” in flagranza di reato.
Lo sviluppo delle indagini ha consentito di far emergere anche la responsabilità di Di Maria, che avrebbe presentato la vittima al complice. Parallelamente alle indagini, i finanzieri hanno svolto accertamenti patrimoniali da cui è emersa l’assoluta sproporzione tra i beni disponibili e la capacità economica degli indagati.
La Procura ha quindi emesso un provvedimento di sequestro di conti correnti, beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 200 mila euro, tra cui un’impresa che gestisce un pub del quartiere della Vucciria riconducibile a Di Maria.
“Dopo la denuncia e l’arresto di Orazio Di Maria, accusato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso, le due proprietarie mi hanno revocato l’appalto. Il direttore dei lavori mi ha contestato alcuni ritardi, ma poi mi hanno manifestato la delusione per non essere state informate della vicenda, non condividendo la scelta della denuncia”, ha raccontato l’imprenditore edile ai finanzieri.
Dopo che è stata diffusa la notizia le due donne hanno dato il ben servito all’imprenditore. Un altro proprietario della Vucciria, però, lo ha chiamato e gli ha affidato i lavori.
“In questa storia – dice il colonnello Gianluca Angelini -, la differenza l’ha fatta il coraggio del giovane imprenditore che non ha commesso l’errore di piegarsi alle richieste estorsive, ma si è rivolto alle istituzioni. La risposta, immediata ed efficace, è la dimostrazione di come sia fondamentale in queste situazioni rompere l’isolamento in cui viene a trovarsi la vittima e affidarsi alla rete della legalità: associazioni antiracket, forze dell’ordine, magistratura e cittadini formano una squadra coesa che non potrà mai essere sconfitta da questa becera criminalità”.

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