“La Sicilia ostaggio di due pachidermi: Anas e Rfi”

L.Cil. Lo sfogo di Musumeci al tavolo con la ministra Carfagna: "I soldi del Recovery plan? Non ne abbiamo notizia, tutto deciso a Roma" VIDEO

“Di questione meridionale si può anche morire”. Comincia così lo sfogo di circa quindici minuti del presidente della Regione Nello Musumeci al tavolo voluto dalla ministra per la Coesione territoriale Mara Carfagna con tutti i governatori del meridione nella prima giornata di “Sud progetti per ripartire”.
Efficace e appassionato, Musumeci non lascia adito a incomprensioni, ribadendo, di fatto, quello di cui si parla da sempre: il ponte, le infrastrutture, la burocrazia lenta, la disoccupazione. Tutti argomenti che non riguardano solo il Sud, ma l’Italia intera.
“Questa iniziativa costruisce un buon motivo di confronto e analisi anche se temo che di questione meridionale si possa anche morire visto che se ne parla da 150 anni e dalle nostre parti il tema viene affrontato con un certo scetticismo – commenta il presidente della Sicilia – Nel mezzogiorno si corre il rischio di perdere le ultime potenziali risorse per la crescita e l’avanzamento. Noi qui viviamo affrontando la realtà del pane quotidiano, e non c’entra la pandemia, quella ha solo aggravato una realtà già difficile nel 2019″.

Musumeci lancia lo sguardo oltre l’ostacolo, verso una più ampia visione di Sicilia e di Italia inserita nella macroarea del Mediterraneo, dove il Nordafrica gioca già un ruolo di attrattore per gli investimenti asiatici.
“Guai a dover dire che la colpa è sempre di Roma – ha detto ancora Musumeci – la colpa è anche della realtà locali, del clientelismo. Chiedo alla ministra per il Sud e al presidente del consiglio, quale è l’idea del Mezzogiorno che hanno Bruxelles e Roma, quale la proiezione del bacino euro-asiatico, perché solo se chiariamo questi obiettivi potremo capire cosa realizzare nel sud dell’Italia”. Una precisazione che mette tutti d’accordo, persino i suoi colleghi Vincenzo De Luca in Campania e Michele Emiliano in Puglia.
“In Sicilia e nel Mezzogiorno- ha detto ancora Musumeci – i progetti sono fermi da almeno 30 anni, c’è quindi una contraddizione che si chiama lentezza. Un’opera che necessita un paio di anni di realizzazione, nel mezzogiorno impiega dai 4 ai 5 anni per vedere la luce. Si continua a discutere del Ponte sullo Stretto quando ormai è evidente a tutti che è un’opera necessaria per consentire la mobilità veloce dalla Calabria verso tutta l’Isola. La nostra ricetta è chiara: dateci le risorse, le procedure veloci e tre anni di tempo per realizzare le opere pubbliche, vedrete i risultati: la politica vive di consenso”.
E infine Musumeci punta il dito anche su Roma. “Questa occasione deve anche consentire l’assunzione di responsabilità e serve una sburocratizzazione. Il ponte Morandi diventi un esempio per il Sud. Ci vuole ala sanzione per le amministrazioni pubbliche. A Roma al consiglio superiore dei lavori pubblici un’opera può rimanere ferma anche 3 anni. Bruxelles e Roma devono capire che il sud non è solo una questione dei meridionali perché i primi errori si fanno a Roma. Dei fondi del Recovery fund non abbiamo notizie, tutti decisi a tavolino a Roma, mentre due pachidermi come Anas e Rfi tengono in ostaggio un’intera regione”, ha osservato ancora il governatore.

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