Il prete e gli abusi sessuali: Enna si divide

Nasce un comitato di innocentisti che include diverse mamme. I colpevolisti rilanciano: "Don Giuseppe continua a occuparsi di giovani"

E’ uno scontro che ricorda la trama dell’ultimo film del regista francese Francois Ozon “Grazie a Dio”, quello in corso a Enna tra “innocentisti” e “colpevolisti” sulla vicenda di don Giuseppe Rugolo, il sacerdote indagato per violenza sessuale aggravata dalla Procura dopo la denuncia presentata da una presunta vittima che all’epoca dei fatti era minorenne.
“Una comunità che rema contro gli stessi appelli di papa Francesco , che chiede trasparenza, quella che non c’è, a partire dal vescovo di Piazza Armerina, Rosario Giasana che, appena raccolta la denuncia della presunta vittima, non ha sospeso il prete ma lo ha trasferito nel Ferrarese, dove continua a occuparsi di giovani”, dice Francesco Zanardi, presidente nazionale di Rete l’abuso, un’associazione di Savona, che raccoglie 1.000 persone che hanno denunciato abusi da parte di religiosi, rispondendo alla costituzione di un Comitato in difesa del sacerdote indagato.
“Si sa – continua Zanardi -, è sempre più facile prendersela con la vittima”. Di tutt’altro parere il Comitato spontaneo che si è costituito a Enna dopo la notizia dell’inchiesta: “In questo momento buio vogliamo fare sentire la nostra vicinanza a padre Rugolo – dice una delle promotrici -. In poco tempo si è creato un movimento fatto anche dalle mamme che hanno affidato i propri figli per partecipare al Grest”. Secondo il Comitato l’inchiesta della Procura di Enna e le indagini affidate alla squadra mobile sono “indicibili e inaccettabili”.

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