Clan Laudani-Santapaola: 18 arresti, indagato deputato Ars Sammartino

Intercettazioni: "La pistola è la mia calcolatrice"
Catania: 37 indagati, parlamentare di Italia Viva accusato di scambi di favori col boss. A comandare era Orazio Scuto "il vetraio" con pizzini dal carcere nei succhi di frutta NOMI - FOTOVIDEO

CATANIA – Alle prime ore di stamane oltre 100 finanzieri del Comando provinciale della guardia di finanza di Catania, con la collaborazione dello Scico, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone ritenute appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d’asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco. Gli indagati sono 37.
I provvedimenti restrittivi – 10 in carcere ed otto ai domiciliari – sono stati emessi dal gip presso il locale tribunale su richiesta della Dda della Procura etnea. I militari hanno inoltre sequestrato le quote sociali e il patrimonio di una società di trasporti, la Friscus srl, per un valore di circa un milione di euro.

INDAGATO DEPUTATO REGIONALE SAMMARTINO. Inciampa nuovamente in un’inchiesta su mafia e politica il deputato regionale e presidente della commissione cultura dell’Ars Luca Sammartino, catanese, mister preferenze alle regionali del 2017 con 33 mila voti che è tra i 38 indagati dell’inchiesta, per corruzione elettorale.
Il politico trentacinquenne è destinatario di un avviso conclusioni indagini in cui viene contestato uno scambio col boss Girolamo ‘Lucio’ Brancato, esponente di spicco della frangia del clan Laudani capeggiata da Orazio Scuto. Voti in cambio di favori.
Secondo la ricostruzione investigativa il politico avrebbe trovato “un posto di lavoro a un nipote di Brancato alla Mosema, società di Mascalucia a partecipazione pubblica per la gestione di rifiuti” e “lo spostamento di una cabina telefonica nei pressi della pizzeria di sua moglie a Massa Nunziata frazione di Mascalucia”.
Su Sammartino pende già una richiesta di rinvio a giudizio (udienza preliminare il prossimo 23 febbraio) sempre per corruzione elettorale. Con il parlamentare, ex Pd ora Italia Viva, sono indagate altre sei persone per la presunta compravendita di voti per le regionali 2017 e le politiche 2018 quando era candidato alla Camera.
Per l’accusa avrebbe promesso posti di lavoro e trasferimenti in cambio di voti per sé e per altri esponenti politici a lui vicini. Il deputato era stato coinvolto in un’ altra inchiesta, poi archiviata della Procura catanese, su presunte irregolarità in un seggio speciale allestito nel centro assistenza per anziani Maria Regina di Sant’Agata li Battiati per le regionali.
“Ci difenderemo in maniera adeguata appena conosceremo i dettagli della contestazione”, sostiene il legale di Sammartino, Carmelo Peluso, sulla nuova inchiesta. Il deputato regionale dice di aver appreso “dagli organi di stampa” la notizia. “Sono consapevole di non aver commesso alcun reato. Quando avrò contezza degli atti, sarò in condizione di replicare e mi difenderò adeguatamente”.
LE INDAGINI. L’attività d’indagine è stata denominata Report, con riferimento agli ordini che Orazio Scuto (alias “il vetraio”) – reggente del clan Laudani per il territorio acese e detenuto a Caltanissetta – impartiva ai suoi sodali tramite pizzini occultati nelle confezioni di succhi di frutta o barrette di cioccolato e che venivano portati all’esterno del carcere grazie all’aiuto di Valentina Scuto. Il collaudato sistema di comunicazione ha consentito a Orazio Scuto di impartire all’esterno le direttive ai sodali a lui più vicini, sia in ordine alla gestione della Friscus srl, sia in ordine ad alcune iniziative da intraprendere nell’ambito delle attività criminali riconducibili al gruppo.
Le indagini, svolte dalle unità specializzate del Gico di Catania, hanno consentito di accertare le modalità operative di alcuni dei gruppi più operativi appartenenti al clan Laudani, tra cui proprio quello facente capo a Orazio Scuto e materialmente gestito sul territorio da Litterio “Rino” Messina, oltre che tracciare gravi episodi di estorsione nei confronti di imprenditori catanesi posti in essere da esponenti del clan Santapaola.
In particolare, gli investigatori del Nucleo Pef di Catania hanno ricostruito, in primo luogo, la rete di interessi illeciti del clan Laudani, attivo nelle estorsioni e con interessi nel settore afferente alle procedure di esecuzione fallimentare. Nel dettaglio, nel corso delle indagini sono stati riscontrati, in primo luogo, 8 episodi estorsivi, in alcuni casi posti in essere dai componenti del clan a danno di imprenditori e professionisti per finanziare l’associazione mentre, in altre circostanze, gli appartenenti del sodalizio criminale hanno agito per favorire illecitamente imprenditori, i quali – a fronte di crediti commerciali non pagati – hanno preferito, invece che procedere legalmente, fare ricorso all’intermediazione degli esponenti mafiosi per recuperare le somme, avvalendosi della forza di intimidazione connessa all’appartenenza di questi ultimi all’organizzazione criminale e al fine di accelerare la procedura di incasso del credito.
L’altro settore coinvolto dalle attività di indagine è quello rappresentato dalle interferenze nelle procedure giudiziarie di vendite all’asta di beni. Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, in questo ambito soggetti appartenenti o vicini al clan Laudani sono intervenuti in diverse occasioni affinché gli imprenditori dichiarati falliti – nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare – potessero illecitamente rientrare in possesso del bene posto all’asta, ricavandone utilità. In tale contesto, esponenti del clan Laudani si sono attivati, ricorrendo a minacce e intimidazioni, in modo da inibire la partecipazione di potenziali offerenti alla procedura esecutiva, in tal modo garantendo al debitore esecutato di ottenere, sia pure attraverso intestatari fittizi, la restituzione dei beni. In tale contesto, uno degli episodi oggetto di attenzione investigativa del Gico ha riguardato una procedura di asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania.
Nell’occasione un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell’esecuzione fallimentare, ha richiesto ed ottenuto l’intervento del già citato Litterio “Rino” Messina, al fine di alterare la procedura di vendita del bene. In tale occasione il gruppo ha individuato un prestanome compiacente e, contestualmente, ha allontanato i potenziali offerenti, attraverso il ricorso ad intimidazioni e minacce. In detto ambito, di particolare gravità si è rivelata una condotta posta in essere anche da soggetti appartenenti al clan Laudani, attraverso la quale gli acquirenti del bene esecutato venivano costretti con minacce a rivendere il bene, a prezzo vile, al debitore esecutato che aveva ricercato e ottenuto l’intervento dei primi.
Nel corso delle investigazioni sono stati inoltre evidenziati ulteriori reati commessi da esponenti del clan Santapaola nei confronti di imprenditori catanesi. In particolare, le indagini hanno evidenziato una prima condotta estorsiva nell’ambito della quale Salvatore Mazzaglia e Mirko Pompeo Casesa, hanno preteso da imprenditori attivi sul territorio di Catania e provincia, il pagamento di una somma periodica di denaro per garantire la sicurezza dei cantieri edili.
In aggiunta, le indagini hanno posto in luce una importante disponibilità di armi degli affiliati all’organizzazione mafiosa, che sono state utilizzate nel compimento di episodi violenti e nelle intimidazioni. Di particolare rilievo, in questo contesto, è risultata la figura di Giacomo Cageggi (alias “il pugile” o “Rocky”), referente del clan Laudani per Lineri e Misterbianco, più volte protagonista di spedizioni punitive armate e intimidazioni nei confronti di clan rivali.
GLI ARRESTATI. Sono finiti in carcere Bonaccorso Carmelo 58 anni di Catania; Bonanno Rosario 58 anni di Catania; Brancato Girolamo 47 anni di Catania; Cageggi Giacomo nato il 40 anni di Catania Caruso Alberto Gianmarco Angelo 40 anni di Catania; Casesa Mirko Pompeo 37 anni di Catania; Mazzaglia Salvatore 63 anni di Nicolosi (Ct); Messina Litterio nato il 58 anni di Catania; Puglisi Antonino nato il 55 anni di Catania; Scuto Orazio Salvatore 59 anni di Aci Catena (Ct). Sono agli arresti domiciliari Tiezzi Dante Giuseppe nato il 58 anni di Catania; Sidoti Rosaria Gabriella 48 anni di Catania; Pappalardo Vincenzo Massimiliano 51 anni di Catania; Anicito Luca 46 anni di Paternò (Ct); Giuffrida Alfio 54 anni di Biancavilla (Ct); Mannino Rosario 56 anni nato in Germania; Pappalardo Gianfranco Antonino 48 anni di Paternò (Ct); Scuto Valentina Concetta Caterina 33 anni di Catania.

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