Il boss catanese rimane senza pizzeria

Sequestrato a Napoli un locale di Turi Cappello, capo indiscusso dell'omonimo clan anche dal carcere

CATANIA – La polizia di Catania ha sequestrato beni appartenenti al noto Salvatore “Turi” Cappello, ritenuto il capo indiscusso, il promotore e l’organizzatore dell’omonima cosca mafiosa (rivale storica dei Santapaola), condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, omicidi, estorsioni, rapine, evasione, detenzione e porto illegale di armi e altro.
A essere confiscata è stata una società del settore della ristorazione, con sede in Napoli. La pizzeria riporta l’insegna “I 2 vulcani”: una denominazione che evoca l’unione delle città di Catania (località di origine di Cappello) e di Napoli (luogo di nascita e residenza di Maria Rosaria Campagna, la sua compagna).
Sequestrati anche un immobile intestato al figlio Santo, sempre a Napoli, e un motociclo intestato alla Campagna. Il valore complessivo dei beni è stimato in circa 100 mila euro.
Le indagini si sono concentrate sulla crescita delle capacità patrimoniali di Cappello dal 2004 al 2017. Il boss durante la detenzione ha mantenuto un ruolo centrale nella gestione degli interessi economici del clan, anche attraverso la Campagna, la quale ha svolto per lui il compito di messaggere, impartendo le istruzioni operative per la gestione dell’associazione criminale.
La donna peraltro è stata condannata per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Il 13 gennaio 2017 entrambi sono stati coinvolti, con altri 30 indagati, nell’operazione denominata “Penelope”.

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