Delitto Chiappone: presi i mandanti

Chiesero al boss di uccidere il rivale in amore: uno dei due arrestati è il referente del clan Santapaola-Ercolano a Riposto VIDEO

CATANIA – I carabinieri di Catania hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Catania nei confronti di due persone, una delle quali ritenuta elemento di spicco della famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano, ritenute essere coinvolte nell’omicidio di Dario Chiappone, ucciso a a Riposto nell’ottobre 2016.
In manette sono finiti: Benedetto La Motta, noto come ‘Benito’ o ‘Baffo’, di 62 anni, indicato come il referente a Riposto della ‘famiglia’ mafiosa Santapaola-Ercolano, e il suo coetaneo Paolo Censabella. Nei confronti dei due il Gip di Catania ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ipotizza il concorso in omicidio, con l’aggravante di aver agito con premeditazione e crudeltà.
Il movente, è emerso dalle indagini, è legato a motivazioni sentimentali ed economiche riconducibili al suo rapporto di frequentazione con una donna, che era l’ex convivente con uno degli indagati destinatario del provvedimento cautelare.
I due sarebbero i mandanti del delitto, tra loro anche l’allora presunto reggente della cosca mafiosa che avrebbe ricevuto la richiesta di fare uccidere l’uomo. Dario Chiappone fu ucciso con almeno 16 coltellate alla gola e al torace.

Per il delitto, in primo grado, la Corte d’assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, il 20 marzo scorso ha condannato all’ergastolo Agatino Tuccio e a 23 anni di reclusione Salvatore Di Mauro, quest’ultimo da tempo irreperibile.
Nell’inchiesta sull’omicidio è stato indagato anche il “killer delle carceri”, Antonio Marano, 76 anni. Ad accusarlo sono state le sue impronte digitali trovate da militari del Ris sul luogo del delitto. Nel dicembre del 2019 i carabinieri gli notificarono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Dalle indagini dei carabinieri sono emersi “assidui rapporti di frequentazione tra Marano e Tuccio, e tra quest’ultimo con La Motta”. Secondo la Procura distrettuale di Catania sarebbe stato il boss a “ordinare, per volontà di Censabella, a Tuccio, Di Mauro e Marano di eseguire l’omicidio di Chiappone”.
Nell’inquadrare il movente la Procura ricorda che “Censabella, titolare di una rivendita di liquori, vini e bevande, era il convivente della donna, già socia dell’attività, con la quale Chiappone aveva una relazione sentimentale; motivo per il quale avrebbe maturato l’idea di eliminare la giovane e scomoda vittima”.
Con la notifica del provvedimento restrittivo di oggi la Procura distrettuale di Catania e i carabinieri del comando provinciale del capoluogo etneo ritengono sia stato “chiuso definitivamente il cerchio sui mandanti ed esecutori dell’efferato omicidio di Dario Chiappone”.

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