Colpo a ‘Turi Amato’ e a ‘U Niculittu’: sequestrate anche carrozze di pregio

Nel mirino il patrimonio da un milione di euro di Salvatore Amato, boss vicino al clan Santapaola Ercolano, e del genero Francesco Scuderi VIDEO

CATANIA – La polizia ha eseguito due sequestri di beni nei confronti di altrettanti esponenti di spicco di Cosa nostra, attualmente detenuti perché condannati con sentenza definitiva per associazione mafiosa.
I provvedimenti, emessi dal Tribunale di Catania, sezione Misure di prevenzione, su proposta congiunta della Questura e della locale Procura Distrettuale, riguardano Salvatore Amato, di 65 anni, e suo genero, Francesco Scuderi, di 33.
Il primo, noto come “Turi Amato”, è uno storico appartenente al clan Santapaola-Ercolano, nel quale ha sempre rivestito ruoli apicali, anche in forza della parentela con la famiglia del boss Benedetto Santapaola, avendone sposato la cugina Grazia. Dedito prevalentemente al traffico di stupefacenti e alle estorsioni, è stato a lungo il responsabile del gruppo ‘ottantapalmi’ del rione San Cristoforo.
Il secondo, detto “U Nuculittu”, è genero di Amato, è stato sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno e ha diverse condanne definitive anche per traffico di sostanze stupefacenti.

Il sequestro, eseguito su indagini del gruppo di lavoro integrato della Divisione Polizia Anticrimine e della Squadra Mobile, riguarda nove beni immobili, due motoveicoli e cinque autovetture, una società di autonoleggio, la Nicu Car srl, e diversi rapporti finanziari, per un valore stimato di un milione di euro.
Un aspetto singolare risaltato nel corso delle operazioni, l’arredamento costoso e appariscente degli appartamenti sequestrati e l’inconsueta presenza di 7 tra carrozze e calessi di pregio che sono stati trovati all’interno di alcuni locali.
La Questura di Catania ha eseguito nell’ultimo anno due confische per un valore di 16,5 milioni di euro, quattro sequestri per 2 milioni di euro, quattro misure di prevenzione patrimoniali con richieste di sequestro di beni per un valore di circa 4 milioni di euro, una richiesta di accertamenti patrimoniali finalizzati all’applicazione della misura di prevenzione del codice antimafia.

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