Covid, è ancora scontro tra Cts e Zangrillo

Il Comitato tecnico scientifico: "Casi meno gravi grazie al lockdown". Il medico del S. Raffaele: "Sono molto più scienziato di tanti altri"

Dopo la bufera per le affermazioni del prof. Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Terapia intensiva del San Raffaele di Milano, un altro componente del Comitato tecnico scientifico, Luca Richeldi, interviene per mettere chiarezza.
“Attualmente il nuovo coronavirus sta circolando di meno, vale a dire che la carica virale in circolazione tra la popolazione si è attenuata – spiega Richeldi – e questo è l’effetto sia del lockdown sia delle misure tuttora in essere come uso delle mascherine e distanziamento: ciò ha determinato un minor numero di casi e una minore gravità degli stessi. Non ci sono invece al momento prove scientifiche che il virus sia mutato”.
Le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, ‘il virus clinicamente non esiste più’, spiega Richeldi, “vanno dunque intese in questo senso: e cioè che ciò che abbiamo cominciato a vedere è una diminuzione delle forme cliniche con sintomi gravi tali da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Ma i casi che ora vediamo sono meno gravi perché presumibilmente circola meno virus e dunque le carica virale con cui le persone possono entrare in contatto è più bassa”.
“Ma ciò – chiarisce – è l’effetto diretto del lockdown e delle misure tuttora in atto come l’uso delle mascherine e il distanziamento”. Zangrillo, ha ricordato Richeldi, “ha anche affermato che i tamponi che ora si fanno indicano appunto una carica virale molto bassa, ma non abbiamo visionato tali dati”.
Tutto è dunque “un effetto delle misure. Che la diminuita carica virale in circolazione possa essere attribuita anche ad una mutazione del virus è, infatti, ancora da provare e al momento non c’è alcuno studio scientifico pubblicato che dimostri che il virus è mutato”.
Ovviamente, afferma, “ci auguriamo che il virus muti e si attenui ma ad oggi non è provato e dare invece questo assunto come una cosa scontata è molto rischioso, perché le persone possono essere indotte ad abbandonare le misure di precauzione e tutela in atto”.
Dunque, “bisogna continuare a mantenere le cautele perché i casi comunque continuano a esserci e nulla ci assicura che i casi ora comunque in diminuzione possano riprendere a crescere se allentiamo le misure di prudenza e distanziamento”. Insomma, conclude Richeldi, “non bisogna indurre le persone a pensare che il virus non esiste più, perché questo non è vero e può essere molto rischioso”.
Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, su Radio24 però tiene il punto “Non sono pentito di quanto ho detto. Il virus è clinicamente scomparso” e, rispetto al Comitato tecnico scientifico (Cts), “io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi tali nel Cts”. “Non sono assolutamente pentito, sono rinfrancato dalla forza della verità perché quello che ho detto – ha affermato – non è che il virus è scomparso. Io sono certo che il virus sia ancora tra di noi, però ci sono tanti virus tra di noi. Io ho detto testualmente ‘il virus è clinicamente inesistente, scomparso’. Se uno omette il clinicamente per farmi del male, fa del male a sé stesso”.
Quanto al Cts, “una cosa che trovo fastidiosa di questo Paese è che i clinici siano da una parte e gli scienziati dall’altra. Noi dobbiamo intenderci sulla qualifica di scienziato perché se andiamo a vedere i parametri io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatosi scienziati, anche facenti parte del Cts. Perché in Italia e nel mondo per esser scienziati bisogna produrre scientificamente e la produzione scientifica ha dei parametri molto precisi: basta andare nei motori di ricerca e nelle librerie internazionali e vedere quello che ha prodotto scientificamente Zangrillo. E alla fine se vogliamo facciamo la classifica”.

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