Niente messa, vescovi siciliani contestano

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Chiesa e Stato divisi: "Conte non può limitare la libertà di culto". Il parroco catanese: "Un cristiano non dovrebbe dire cose del genere"

ROMA – “È fondamentale distinguere tra le responsabilità politiche del governo, le responsabilità professionali del comitato tecnico-scientifico e le responsabilità etico-spirituali della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana nel doveroso rispetto della propria autonomia e con l’adozione delle misure idonee a salvaguardare la salute dei cittadini”.
Così i vescovi di Sicilia, “interpreti del sentimento del clero e dei fedeli che desiderano la ripresa graduale della vita liturgica e delle attività pastorali”, manifestano “piena adesione alla nota della Conferenza episcopale italiana e condividono il disaccordo sul decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, varato ieri, con il quale si ‘esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la messa con il popolo, compromettendo ulteriormente l’esercizio della libertà di culto garantita dalla Costituzione italiana”.

Secondo la Conferenza episcopale siciliana “è auspicabile che in tempi brevi il governo italiano riavvii la trattativa con la Cei per riesaminare orientamenti e protocolli finalizzati alla ripresa immediata della piena partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.
Per i vescovi delle diciotto diocesi di Sicilia, “la persona non si nutre solo di pane e il suo equilibrio è frutto di una serie di relazioni, con Dio e con gli altri”. “Gli squilibri, per di più, penalizzerebbero anche l’ambito economico e persino la salute fisica”.

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