“L’università di Catania ha i mali della città”

L'incontro del M5s: "Ingerenza della politica, concorsi pilotati, trame oscure, sprechi. E a pagare sono gli anelli deboli"

CATANIA – Si è tenuto ieri pomeriggio nel Cortile di Platamone a Catania un incontro del MoVimento 5 stelle dedicato all’università e organizzato dalla deputata Simona Suriano. Presenti l’eurodeputato Dino Giarrusso, il deputato Marco Bella e il ricercatore Giambattista Sciré. Quest’ultimo, rappresentante dell’associazione Trasparenza e Merito, ha raccontato la storia del concorso universitario falsato che ha denunciato e che ha portato la giustizia amministrativa e penale a riconoscere la fondatezza dei suoi ricorsi.
“Quella per l’università trasparente è una delle battaglie storiche del Movimento 5 stelle – ha spiegato Simona Suriano -: abbiamo scelto Catania perché l’ateneo qui ha rappresentato la cartina al tornasole di tutti i problemi che attanagliano la città: ingerenza della politica nella cosa pubblica, concorsi pilotati, trame oscure, sprechi e mala gestione. Un quadro a tinte fosche in cui a pagare sono stati, come sempre, gli anelli deboli della catena: i precari della ricerca, gli studenti, i docenti marginalizzati, il personale amministrativo che non si è piegato a certe logiche” prosegue la deputata.
“Adesso dalle macerie occorre ricostruire: l’ateneo registra un calo impressionante degli iscritti. Catania deve tornare ad essere attrattiva per qualità e servizi. Noi ci siamo sempre stati e ci saremo per vigilare e proporre. Abbiamo denunciato lo scandalo della docenza assegnata a Licandro, ex assessore della giunta Bianco, abbiamo denunciato la gestione opaca dei dipartimenti, abbiamo denunciato la recente nomina – con profili di incompatibilità – dell’ex europarlamentare Giovanni La Via a direttore generale. Oltre queste denunce, però, vorremmo risposte chiare dalla governance dell’ateneo per capire qual è il progetto”.
L’eurodeputato Dino Giarrusso è intervenuto sottolineando l’incredibile vicenda del ricercatore Giambattista Sciré, “degna di un romanzo di Cechov”, e ha tracciato le coordinate secondo le quali l’ateneo catanese può ripartire: “Catania è una Università importante che ha ottenuto, nel campo della ricerca, grandi risultati a livello nazionale e internazionale. Questi grandi obiettivi raggiunti devono diventare esempio virtuoso per tutti. Invece sinora si è preferito puntare su altre logiche piuttosto che sul merito: è stato come una sorta di circolo di bridge”.
“La giustizia adesso farà il suo corso – ha aggiunto Giarrusso -: non siamo qui per gettare fango ma per proporre e aiutare l’ateneo a ripartire. Certamente commissariare l’università di Catania dopo l’inchiesta giudiziaria sarebbe stata una scelta simbolica importante”.
Per quanto concerne la selezione del personale dentro l’università Giarrusso ha aggiunto: “Proprio sul reclutamento dei ricercatori vi è, a livello nazionale, un sistema distorto e particolarmente complesso da riformare: per questo l’obiettivo è incidere affinché si possa garantire equità e trasparenza”.
Il ricercatore Giambattista Sciré ha raccontato la storia del concorso falsato di cui è stato vittima: “Una vicenda incredibile che mi ha visto combattere per anni tra denunce pubbliche, tribunali e sentenze. In un concorso per ricercatore in Storia mi ha sopravanzato una persona laureata in Architettura. La giustizia poi è arrivata, ma il comportamento dell’ateneo di Catania ha distrutto la mia carriera accademica e purtroppo non è un caso isolato. A Catania, così come in altre realtà, bandire concorsi ‘predeterminati’ è la prassi. Per questo con l’associazione Trasparenza e Merito abbiamo proposto una serie di correttivi per cambiare l’università, introducendo regole differenti per il reclutamento, pensando anche a una diretta streaming di tutte le fasi di selezione”.
Ha concluso Marco Bella, parlamentare del MoVimento e docente universitario alla Sapienza: “Ci sono miriadi di storie tristi di ragazzi esclusi ingiustamente e prevaricati da un sistema. Occorre in ogni caso modificare la modalità di reclutamento. In Italia il problema non è tanto il familismo ma il familismo scientifico, ovvero cominciare con un professore e seguirlo in tutti i gradi universitari. All’estero non funziona così e dobbiamo capire se le regole che vi sono siano sufficienti oppure se ne servono di nuove e più stringenti. Occorre tempo per lavorarci. A ciò si aggiunge la devastazione dei precedenti governi, con tagli che hanno penalizzato soprattutto gli atenei del Sud, e che in generale hanno mortificato ricerca e qualità del mondo universitario. In Parlamento stiamo lavorando per invertire la rotta, sia in termini di maggiori risorse sia in termini di trasparenza e reale riconoscimento del merito nel reclutamento”.

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