“Rosalia trattata come pecora da macello”

A Mazara del Vallo i funerali della donna uccisa a botte dal marito. Il vescovo: "Il suo tormento è finito per sempre"

MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – “Considerata e trattata come pecora da macello, lei ora è nelle mani di Dio, nessun tormento la toccherà più; la sua morte può essere ritenuta una sciagura, la sua partenza da questo mondo una rovina, ma lei è finalmente nella pace, verso la quale l’accompagna la nostra affettuosa preghiera di suffragio, che invoca anche il conforto della fede per il figlio e i parenti tutti, provati da un dolore tanto grande”.
È questo uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero per i funerali della 52enne Rosalia Garofalo, celebrati stamattina nella cattedrale della città. Il 30 gennaio scorso, la donna è stata uccisa violentemente dal marito nella loro abitazione di Mazara del Vallo. L’uomo è ora rinchiuso in carcere a Trapani.
Alla messa hanno partecipato parenti, amici e il sindaco Salvatore Quinci, assessori, il presidente del consiglio Vito Gancitano. Il Comune, per la giornata di oggi, ha proclamato il lutto cittadino.
“Per quanto abbiamo appreso dalle cronache – ha detto il vescovo – lei è stata vittima di una allucinante fissazione che la riteneva colpevole di infedeltà. Sottoposta a indicibili tormenti e a torture massacranti, sola e senza possibilità di difendersi, è stata vittima di terribili e prolungate sevizie che hanno reso lenta e interminabile la sua agonia”.
Ancora il vescovo: “Non oso neanche immaginare l’abisso di sofferenze patite nel corpo e nell’anima, associato all’impotenza di fronte alle brutalità del marito; mi sembrerebbe di violare quel riserbo che la portò a ritirare le denunzie presentate a difesa delle pregresse violenze subìte”.
Il vescovo Mogavero, con riferimento alle parole del sofferente che si affligge nel Libro delle Lamentazioni [«Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta […] Per questo piango, e dal mio occhio scorrono lacrime, perché lontano da me è chi consola» (1,12.16)], ha ribadito che “ora per Rosalia il tormento è finito per sempre. Il tormento, però, resterà incancellabile e lacerante in chi l’ha massacrata; per lui la pietà e la giustizia umana, ma soprattutto il giudizio di Dio, giusto ma non vendicativo. Ormai, niente potrà più separare Rosalia dall’amore redentore e consolante di Cristo”.

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