“Chiuso l’ospedale, via Plebiscito soffre”

I sindacati catanesi: "Lo svuotamento del Vittorio Emanuele ha messo in crisi le attività commerciali della zona. Si cerchi una soluzione"

 

CATANIA – La Cgil e la Fillea Cgil di Catania chiedono ancora una volta al Comune e all’Università di Catania, di avviare presto un confronto con i sindacati sulla porzione di via Plebiscito interessata allo svuotamento dell’ospedale Vittorio Emanuele. Un confronto che dovrà coinvolgere anche i comitati e le associazioni che svolgono da anni attività di quartiere.
Così come era prevedibile, infatti, dopo lo svuotamento delle attività dell’ospedale Vittorio Emanuele a favore dell’ospedale San Marco di Librino, le attività commerciali della zona si avviano alla chiusura ed è prossimo l’abbandono delle botteghe e il conseguente rischio criminalità in una zona già di per sé difficile.
La richiesta di confronto da parte della Cgil era partita ancor prima che il vecchio nosocomio venisse svuotato (l’ultimo appello risale al maggio scorso), e ciò conferma le preoccupazioni sulle possibili conseguenze che sembrano essersi verificate, punto per punto. L’area del centro storico adesso soffre sia dal punto di vista commerciale sia per l’imminente “allarme degrado”.
A chiedere con urgenza un incontro sono la segretaria confederale della Cgil Rosaria Leonardi e il segretario della Fillea Cgil, Giovanni Pistorio, che ricordano come esistano molte possibili soluzioni già in campo, “ad esempio che venga realizzata una cittadella universitaria di fatto esistente in pectore nel quartiere, grazie alla popolosa presenza degli studenti che frequentano le lezioni accademiche all’ex Monastero dei Benedettini, o anche una struttura di accoglienza e abitativa con l’inserimento di nuovi servizi sociali, senza dimenticare le potenzialità artigianali e culturali dell’ intera zona che vanno assistite e potenziate”.
“In ballo c’è l’interesse e la salvaguardia di questi importanti quartieri del nostro centro storico – continuano -. Di certo riqualificare è importante non soltanto perché si recupera occupazione e si rinsaldano i rapporti tra cittadini e territorio, ma anche perché si recuperano antiche tecniche restaurative ed edilizie, utilizzando comunque materiali innovativi, più rispettosi dell’ambiente. È necessario che si riapra un confronto reale con i cittadini, veri protagonisti del territorio, e che il sindacato venga invitato nella sua veste di interprete dei bisogni e dei diritti della città”.
Per Cgil e Fillea di Catania, la situazione devastante è causata anche dal progressivo svuotamento degli ospedali vicini, Santo Bambino, Santa Marta e Ferrarotto. “Siamo stati in tanti a lanciare accorati appelli alle istituzioni affinché si decidesse in fretta su quello che doveva essere la destinazione del vecchio nosocomio. Tutti sapevano ma nessuno degli attori istituzionali interessati ha scelto di non attivarsi subito”.
“Lo svuotamento – continua la nota – anche se progressivo, pone immediatamente problemi alle attività economiche dei residenti e ne stravolge le abitudini economiche. A pagare il prezzo più alto sono le attività e i commercianti che investono in quel territorio da circa 20 anni. Avviando la trasformazione della struttura, ne beneficerebbe invece la vitalità del quartiere e l’avvio di cantieri di lavoro, che ridarebbero ossigeno a una città sempre più in agonia. Immaginiamo uno scambio di idee e azioni tra cittadini, imprese e sindacato, puntando alla possibilità di ricevere finanziamenti istituzionali legati a progetti concreti e trasparenti e al confronto con i rappresentanti qualificati”.
Cgil e Fillea di Catania, infine, sottolineano che le condizioni di abbandono rischiano di fare precipitare il valore di immobili, aree e attività commerciali della zona e con ciò, le attenzioni di chi eventualmente avrebbe interesse ad avviare attività speculative.

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