I tre siciliani del nuovo governo Conte

L.Cil. Il presidente del Consiglio, sostenuto dalla maggioranza M5s-Pd-LeU, riconferma Bonafede alla Giustizia, delega al Lavoro a Catalfo, nuovo ministero per il Mezzogiorno al dem Provenzano. FOTO

CATANIA – Il nuovo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto da una maggioranza Pd-M5S-Leu, conta ventuno ministri di cui un terzo donne e un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro (M5S).
Nei dicasteri chiave ci sono il leader Cinque Stelle Luigi Di Maio agli Esteri, Roberto Gualtieri (Pd) all’Economia, Alfonso Bonafede (M5S) confermato alla Giustizia, un tecnico all’Interno, Luciana Lamorgese. I ministri ‘ereditati’ dal Conte Uno sono cinque, ma solo due hanno conservato la stessa delega.
Dieci componenti del governo sono targati Movimento 5 stelle, nove sono del Partito democratico. Uno è di Liberi e uguali: si tratta di Roberto Speranza, a cui è stata affidato il dicastero della Salute in sostituzione della deputata catanese Giulia Grillo. Egualmente divisi per aree geografiche, 11 al sud e 10 al centro-nord, sono tre i ministri siciliani del nuovo esecutivo.
ALFONSO BONAFEDE. Cambiano le alleanze di governo ma il Guardasigilli resta lo stesso. Alfonso Bonafede, il pentastellato della vecchia guardia che portò Giuseppe Conte nei Cinque Stelle, è stato ministro della Giustizia già nel primo esecutivo M5s-Lega. E dopo l’intesa con il Pd, nella squadra del Conte-bis il suo ruolo non cambia. Siciliano di nascita, toscano di adozione, Bonafede è parlamentare dal 2013 ed è uno dei più fidati e vicini al capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. E’ soprannominato per questo il ‘mister Wolf’ a 5 Stelle.
Avvocato, è nato a Mazara del Vallo il 2 luglio del 1976, ma dal 1995 abita a Firenze dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è rimasto collaboratore come cultore di Diritto Privato e dove ha conosciuto Giuseppe Conte, docente di privato nello stesso ateneo. E’ stato Bonafede ad avvicinare Conte al M5s. Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. E dallo stesso anno è avvocato presso il Foro di Firenze con uno studio autonomo.
Tra il 2018 e il 2019, durante il suo mandato, ha scritto il disegno di legge Anticorruzione, poi approvato in Parlamento, anche ribattezzato Spazzacorrotti dall’M5s, che oltre a cambiamenti in tema di inasprimento delle pene, tra le altre cose reca la modifica della disciplina della prescrizione, introducendo la sospensione dopo la sentenza di primo grado, in caso di condanna o assoluzione. Assieme al ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, è stato tra i fautori della legge sul “Codice Rosso” per il contrasto alla violenza sulle donne e sui minori. Bonafede ha anche lavorato alla scrittura dei testi di riforma dei riti processuali penale e civile.
NUNZIA CATALFO. Fa parte della squadra anche la senatrice al secondo mandato Nunzia Catalfo, catanese di 52 anni. E’ la nuova ministra del Lavoro e delle Politiche sociali. Prende il posto, raccogliendone il testimone, finora assegnato al capo politico del Movimento, Luigi Di Maio. Nasce come orientatore e selezionatore del personale. Diploma di maturità scientifica.
E’ la madre del Reddito di cittadinanza (sua la prima firma del relativo disegno di legge nel 2013), misura bandiera del M5s approvata dal governo appena chiuso con la Lega, ma lo è anche del ddl targato 5 stelle per l’introduzione di un salario minimo orario (9 euro lordi la proposta). E’ stata, inoltre, prima firmataria del disegno di legge sull’equo indennizzo e sul riconoscimento delle cause di servizio per la polizia locale.
Attivista del Movimento fin dal 2008, viene eletta la prima volta nel 2013, rieletta poi nel 2018. In questa legislatura a Palazzo Madama è presidente della commissione della 11/ma Commissione permanente Lavoro pubblico e privato e previdenza sociale. A lei ora la guida del dicastero di via Veneto.
GIUSEPPE PROVENZANO. In quota Pd, nel delicato compito di guidare il nuovo ministero per il Sud, c’è un economista esperto di Mezzogiorno, oltre che un politico, il nuovo ministro per il Sud Giuseppe Provenzano. Siciliano (ma vive a Roma), ha 37 anni ed è dal 2016 vice direttore dello Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Allo sviluppo del Meridione ha dedicato articoli (ha collaborato con diversi giornali e riviste) e saggi. Tra gli altri il libro “Ma il cielo è sempre più su?” dedicato all’emigrazione meridionale ai tempi di Termini Imerese con dentro proposte “per il riscatto di una generazione sotto sequestro”.
Le politiche di coesione sociali nazionali ed europee. sono un altro pallino di Provenzano, che dopo la laurea ha conseguito il dottorato alla Scuola superiore sant’Anna di Pisa, Un interesse che presto si è intrecciato all’attività politica. I primi passi Giuseppe Provenzano, detto Peppe, li ha mossi nella sua regione. L’esordio con la giunta siciliana guidata da Rosario Crocetta: dal 2012 al 2014 è stato capo della segreteria dell’Assessore per l’Economia Luca Bianchi. Un impegno a cui ha affiancato tra il 2013 e il 2014 l’incarico di consulente dell’allora ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, alla cui area fa ancora riferimento.
Da quest’anno è membro della Direzione nazionale del partito democratico e dal giugno scorso fa parte anche della segreteria, con l’incarico di responsabile delle politiche del lavoro. Solo un anno fa era stato protagonista di una polemica con i vertici del partito. Alle politiche del 2018 rifiutò la candidatura nelle liste del Pd per protestare contro il metodo scelto e perché collocato in lista dopo Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro e deputato Salvatore Cardinale. “La notte scorsa, in direzione del Pd, dopo una giornata gestita in modo vergognoso dai suoi vertici – dichiarò allora apertamente – ho appreso di essere stato inserito nella lista plurinominale di Agrigento-Caltanissetta, al secondo posto dopo l’on. Daniela Cardinale, figlia del ex ministro Salvatore. Ho ringraziato, ma ho rifiutato”.
GLI ALTRI MINISTRI. Il resto della squadra è composto da Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa e Dario Franceschini (Pd) alla Cultura. La vicesegretaria Pd Paola De Micheli è ministro ai Trasporti. Confermato nello stesso dicastero Sergio Costa (M5S), all’Ambiente, un ruolo strategico per un governo che punta molto sulla svolta green.
Il capogruppo Cinque Stelle al Senato, Stefano Patuanelli, va allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova (Pd) alle Politiche agricole. L’Istruzione è stata affidata a Lorenzo Fioramonti (M5S) e i Rapporti con il Parlamento a Federico D’Incà (M5S), a Paola Pisano (M5S) è andata l’Innovazione e a Fabiana Dadone (M5S) la Pubblica amministrazione. Poi ci sono Francesco Boccia (Pd) agli Affari regionali, Vincenzo Spadafora (M5S) allo sport, Elena Bonetti (Pd) alle Pari Oppurtunità, Vincenzo Amendola (Pd) agli Affari europei.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, con i ministri.
1 da sx: Riccardo Fraccaro (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Luigi Di Maio (Esteri), Paola Pisano (Innovazione tecnologica), Dario Franceschini (Cultura), Nunzia Catalfo (Lavoro);
2 da sx: Roberto Gualtieri (Economia), Giuseppe Provenzano (Sud), Fabiana Dadone (Pubblica amministrazione), Federico D’Incà (Rapporti con il Parlamento), Lorenzo Fioramonti (Istruzione);
3 da sx: Luciana Lamorgese (Interno), Alfonso Bonafede (Giustizia), Roberto Speranza (Salute), Teresa Bellanova (Politiche agricole), Enzo Amendola (Affari europei);
4 sx: Elena Bonetti (Pari opportunità), Vincenzo Spadafora (Politiche giovanili e Sport), Sergio Costa (Ambiente), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti), Francesco Boccia (Affari regionali), Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico), Lorenzo Guerini (Difesa).

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