“Pronti a cancellare concorsi truccati”

Il ministro Bussetti sull'inchiesta che ha travolto l'Università di Catania: "I giudici diranno se tra gli indagati ci sono dei colpevoli, ma guai a infangare il lavoro di tutti". La procura aveva chiesto 13 arresti domiciliari e 27 divieti di dimora

ROMA – “Se tra gli indagati ci sono dei colpevoli, sarà la magistratura ad appurarlo. Tuttavia il Ministero non starà a guardare. Certamente si costituirà parte civile per chiedere il risarcimento dei danni ai professori di cui verrà accertata la responsabilità. Non faremo sconti a nessuno”.
Così, dopo l’inchiesta di Catania sui concorsi universitari, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti parla – in un’intervista al Messaggero – delle azioni che il Miur metterà in atto per “tutelare la nostra università” e “le migliaia di persone che quotidianamente ci lavorano onestamente”.
Ritiene anche necessaria “una proposta politica e legislativa che metta in sicurezza il mondo universitario, il reclutamento e il collocamento dei docenti. Ci stiamo già lavorando. Spero di riuscire ad annunciarla molto presto”.
E’ cauto con i giudizi: “Si tratta, al momento, soltanto di indagati. Occorre ovviamente attendere le decisioni definitive dei giudici. Ma anche qualora risultassero colpevoli, ciò non sarebbe sufficiente ad infangare il lavoro di tutti”.
“Qualora ci fossero dei concorsi che risultassero truccati, saranno annullati – spiega -. Il nostro ordinamento ha tutti gli strumenti per consentire il ripristino della legalità violata” e “abbiamo immediatamente richiesto alla Procura di Catania di fornirci la lista completa dei nomi dei docenti coinvolti nell’indagine penale. E procederemo conseguentemente a sospenderli non solo dalle commissioni di concorso, ma da qualsiasi eventuale rapporto di collaborazione in essere con il Miur”.
La Procura di Catania aveva chiesto provvedimenti cautelari personali per 40 dei 66 indagati. Nessuna richiesta era stata invece avanzata per altri 26 indagati, e tra loro i rettori Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell’Humanitas University di Rozzano.
Il Gip Carlo Cannella, nella sua ordinanza di 676 pagine, ha disposto la sospensione dell’esercizio dal pubblico ufficio per il rettore Francesco Basile, del pro rettore Giancarlo Magnano di San Lio, dell’ex rettore Giacomo Pignataro e di altre sette professori universitari. La richiesta della Procura, a conclusione di un atto da 1.049 pagine, era più articolata: 13 arresti domiciliari, 27 divieti di dimora, e nessun provvedimento per gli altri 26 indagati.
I domiciliari erano stati chiesti oltre che per Basile, Magnano di San Lio e Pignataro, anche per i professori sospesi: Michela Maria Benedetta Cavallaro (direttrice del dipartimento di Economia e impresa UniCt), Filippo Drago (direttore Scienze Biomediche e biotecnologie UniCt), Giovanni Gallo (direttore Matematica e informatica UniCt), Carmelo Giovanni Monaco (direttore Scienze biologiche, geologiche e ambientali UniCt), Roberto Pennisi (direttore Giurisprudenza UniCt), Giuseppe Sessa (presidente coordinamento facoltà Medicina UniCt).
Gli arresti domiciliari erano stati chiesti anche per Massimo Libra (ordinario di Scienze biomediche UniCt), Ferdinando Nicoletti (ordinario e componente del dipartimento Scienze biomediche UniCt), Giuseppe Pappalardo (ordinario e membro interno del concorso per Rtda nel settore scientifico informativo bandito il 7 giugno 2017) e Giovanni ‘Gianni’ Puglisi (direttore di Scienze del farmaco di UniCt).
Tra gli indagati c’è anche l’ex procuratore di Catania, Vincenzo D’Agata. Si sarebbe interessato per il ruolo di ordinario nel settore Anatomia del dipartimento di Scienze biomediche per la figlia Velia. La candidata, scrive la Procura, avrebbe avuto più incontri per il concorso in università, e, si legge nel provvedimento, “in un’occasione accompagnata dal padre Vincenzo D’Agata, già procuratore della Repubblica di Catania”.

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