Trauma da terremoto: “Chi lo vive se lo ricorda per tutta la vita”

La psicologa che assiste i catanesi colpiti: "Di notte fa più paura e dopo è difficile rientrare a casa"

CATANIA – Il terremoto resta per l’essere umano uno dei più antichi e importanti motivi di paura, soprattutto quando avviene in piena notte. La psicologa del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom) Rosa Leonardi parla così delle dinamiche che scatenano il panico.
Il suo team è intervenuto in provincia di Catania per assistere alcuni cittadini che manifestavano un forte stato d’ansia e paura nell’affrontare la notte. “Quando viviamo per la prima volta un terremoto di intensità elevata – spiega la dottoressa – restano in noi delle vere e proprie ‘impressioni’. Un odore, un rumore, a volte anche un sapore. L’odore della polvere dei calcinacci, il sibilo o il boato del terremoto. Dalla nascita dell’uomo, il nostro sistema nervoso registra in modo indelebile tutto quello che percepisce come pericoloso per la vita. Questi segnali di pericolo sono custoditi nella parte più antica del cervello, nei sistemi sottocorticali”.
“Ogni volta che percepiamo un rumore insolito – aggiunge la psicologa – il nostro sistema di sicurezza si attiva e lancia l’allarme, tutto il corpo viene allertato attraverso il sistema noradrenergico, in attesa che la corteccia cerebrale, la parte più recente ed esclusivamente umana del cervello, elabori i segnali. Se il rumore viene riconosciuto come familiare e non pericoloso, cessa l’allerta, altrimenti si attivano i sistemi di sicurezza e di fuga”.
“Se razionalmente tutti conosciamo l’esistenza del terremoto – osserva la dottoressa Leonardi – emotivamente chi lo ha vissuto ne porta il ricordo, attraverso una impressione, piuttosto che un’altra, per tutta la vita. Di notte queste impressioni e paure si presentano in modo inaspettato e talvolta pervasivo. Diventa difficile rientrare in casa, o perlomeno dormire sereni. Quando questo accade è molto importante parlarne, dare ascolto alle proprie impressioni e condividerle anche con altri. Spesso condividere l’esperienza di un evento traumatico aiuta a renderla più tollerabile. Anche creare un proprio piccolo rituale di protezione – conclude l’esperta – come ad esempio preparare uno zainetto con oggetti utili in caso di allontanamento improvviso da casa, da lasciare davanti alla porta”.

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