Ancora due terremoti nella notte

Etna: entrambe le scosse di magnitudo 2.9, nessun danno. Sono 784 i senza casa, quasi 4.000 le richieste di sopralluoghi. Stanziati i soldi per i cittadini colpiti: "Chi ha subito danni non strutturali potrà rientrare". VIDEO

CATANIA – Due scosse di terremoto di magnitudo 2.9 sono state registrate nella notte in provincia Di Catania. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), la prima è avvenuta a 0.36 con epicentro vicino Adrano, mentre la seconda alle 4.12 non lontano da Ragalna e Zafferana Etnea. Non si segnalano ulteriori danni a persone o cose.
I SENZA CASA. Al momento sono 784 le persone rimaste senza casa nel Catanese per i danni causati dal sisma di magnitudo 4.8 del giorno di Santo Stefano sull’Etna. La cifra è stata aggiornata dal capo dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, a conclusione di una riunione del Centro coordinamento soccorsi convocata a Palazzo Minoriti dal prefetto di Catania, Claudio Sammartino.
Degli attuali sfollati sono 658 quelli ospiti di strutture alberghiere, mentre 124 hanno trovato una autonoma sistemazione e due persone sono in una struttura pubblica che fornisce loro adeguata assistenza. Le richieste di sopralluoghi sono 3.805, e di questi 465 sono sono stati eseguiti con esito di inagibilità per 114.
Inagibili anche 12 chiese (5 ad Aci Catena, 1 ad Acireale, 4 a Santa Venerina e 2 a Zafferana Etnea) e due scuole. Sul fronte della sicurezza arriveranno nel Catanese 120 militari in supporto alle forze dell’ordine.
GLI AIUTI. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, a conclusione di una riunione del Centro coordinamento soccorsi, convocata dal prefetto Claudio Sammartino a Catania e alla quale era presente anche il commissario straordinario per l’emergenza, il dirigente della Regione Siciliana Calogero Foti ha evidenziato che “l’ordinanza di Protezione civile firmata dopo lo stato di emergenza emanato dal Consiglio di ministri per il sisma nel Catanese ha risorse consistenti che permettono di agire tempestivamente”. Si tratta di 10 milioni di euro. “Sono una prima parte di fondi, se ne serviranno altri avanzeremo la richiesta. Per avere un quadro definitivo di danni da terremoti occorrono mesi, a volte un anno”.
Borrelli ha spiegato i contenuti di una delle norme, “unica nel suo genere di Protezione civile, che “può accelerare i recuperi delle case da parte di privati”: il finanziamento di “25mila euro per la popolazione che ha subito danni non strutturali per rientrare in casa il prima possibile”. Il fondo, “a cui si potrà accedere con una procedura semplificata, servirà per interventi immediati”. Che, ha spiegato Borrelli, “si devono concludere entro quattro mesi dall’autorizzazione ottenuta dal Comune”. Secondo una stima provvisoria ad usufruire di questo finanziamento potrebbe essere il 50% degli edifici danneggiati, anche del settore imprenditoriale.
LE CIFRE. Nello specifico in caso di immobili condominiali è previsto un contributo massimo di euro 25.000 per il ripristino delle parti comuni dei fabbricati. L’ordinanza  prevede la possibilità di chiedere la sospensione delle rate dei mutui e l’assegnazione di un contributo per l’autonoma sistemazione, che può raggiungere un massimo di 900 euro mensili.
Nuclei familiari composti da una sola unità percepiscono 400 euro, quelli composti da due unità 500 euro, 700 euro quelli composti da tre unità, 800 euro quelli composti da quattro unità e 900 euro quelli composti da cinque o più unità. È possibile disporre di ulteriori 200 euro mensili se in famiglia ci sono persone con handicap o con invalidità non inferiore al 67% o persone con più di 65 anni.
È inoltre previsto un contributo per il trasloco dei beni mobili ubicati nelle abitazioni danneggiate, nel limite massimo di euro 1.500, nonché la possibilità di reperire appositi depositi temporanei, dove custodire i beni, fino al ripristino dell’immobile e comunque non oltre la vigenza dello stato di emergenza.
Entro 60 giorni il commissario definisce le misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti delle attività economiche e produttive direttamente interessate dall’evento sismico e gli interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo nelle aree colpite.
 

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