Caltanissetta, sport e salute binomio vincente

di Nuccio Sciacca - Tavola rotonda con i campioni del passato

Giornata dedicata allo sport al “Salus 2018”, il Festival nazionale dell’educazione alla Salute. Davanti a un folto pubblico accolto nell’aula Garsia del complesso del Cefpas di Caltanissetta, composto da addetti ai lavori del settore sanitario pubblico e di scolaresche degli istituti superiori, il direttore sanitario dell’Asp di Trapani, Salvatore Requirez, in una tavola rotonda con l’ex cestista Antonello Riva, campione europeo nel 1983, ha tracciato i punti salienti che fanno dell’attività fisica e della pratica sportiva, anche non agonistica, uno degli snodi cruciali dell’applicazione dei corretti stili di vita, pilastro basilare dell’educazione sanitaria, collegandosi agli obiettivi del vigente piano regionale della Prevenzione della salute, pienamente inserito nei programmi della azienda sanitaria trapanese.
Molto seguito l’intervento di Riva che detiene tuttora il record di punti segnati in maglia azzurra, ben 3.775. “Terminava il campionato e dopo pochi giorni andavo via con la nazionale in ritiro, per mesi anche. Rispetto delle regole, dell’alimentazione, del riposo, ascolto del corpo, l’allenamento, la disciplina, la preparazione quotidiana: questo mi ha permesso di essere un atleta longevo. Se non rispetti le regole nello sport, dove gli esami sono quotidiani, il costo è molto alto e non si raggiunge quello che ti prefiggi”.
Non sono mancati gli spunti storici che Requirez ha richiamato per rinvigorire i concetti di fondo che sostengono l’azione divulgativa dell’evento. “Lo sport insegna il rispetto di sé – ha detto Requirez – del proprio corpo, delle decisioni arbitrali, delle regole. Perché fare movimento, fare sport è salutare? Perché fa bene? Intanto perché è naturale: il movimento è dalla notte dei tempi è congenito all’uomo. La vita sedentaria che ci ha portato la civiltà è innaturale”.
“L’uomo sin dalla più giovane età, cioè da quando non poteva più stare in braccio alla madre dei tempi primitivi, doveva al suo movimento, al camminare speditamente la sua salvezza, ma anche il suo sostentamento nutritivo se voleva efficacemente cacciare animali di più piccola taglia. E’ naturale anche lo sport, perché la prima cosa che un uomo fa quando viene al mondo durante lo sviluppo delle funzioni cognitive è giocare. E cos’è lo sport se non un gioco dove si applicano regole? Perché è nella storia, la più lontana di noi siciliani”.
“Pindaro racconta tra un’Olimpiade e l’altra di ben 158 giochi panellenici. 78 si fecero in Sicilia. I campioni erano Ergoteles e Crisone (velocista), Hyschiros di Himera, Hyperbios, Astilos, Zephiros di Siracusa. Si correva a Naxos, Akragas, Hybla, Kamarina, Gela, Tauromenion, Messana e dove si disputavano anche i giochi pitici, nemei, istmici. I greci, padri della filosofia,  avevano capito che poche cose al mondo davano benessere psichico quanto uno sport praticato con soddisfazione. Davano il senso di realizzazione di compiutezza di sé. Ma erano anche i padri della democrazia ma anche della pubblica amministrazione (Repubblica di Platone)”.
“E lo sport fa salute pubblica. Pensiamo al grande Torino: quando si trattò a metà degli anni Quaranta di abbandonare un metodo per adeguare il gioco dell’Italia al metodo VM per cui ogni giocatore doveva avere consapevole della propria posizione e del proprio ruolo in campo. Solo i calciatori del Torino furono capaci di fare questo, tutto insieme in squadra, in sinergia”.
“Perché c’è un valore morale impagabile: lo sport è tra le scuole migliori dove imparare i valori della vita sociale. Cioè: il richiamo all’impegno del singolo e del gruppo verso un obiettivo benefico e positivo, la sinergia di squadra, il rispetto delle regole, il rispetto dell’altro, il rispetto di sé, il rispetto per chi dirige. Cose che non sempre in altri campi – ha concluso Requirez – anche quelli a torto ritenuti più seri, riusciamo ad applicare”.

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