Giorgetti-Figc, quante grane

Martedì alle 14.30 le componenti ribelli in visita dal sottosegretario con delega allo Sport, che a Malagò non ha nascosto la sua preoccupazione sui contenziosi che hanno portato a una B a 19 squadre. Tante le questioni in ballo

ROMA – L’approvazione dei nuovi principi informatori da assimilare agli statuti federali, le grane del calcio con la Figc pronta a volare a nuove elezioni il 22 ottobre dopo 253 giorni di commissariamento. Sullo sfondo, un primissimo punto sullo stato dell’arte della candidatura tripla Cortina-Milano-Torino per le Olimpiadi del 2026, dopo l’incontro tra Malagò e Giorgetti.
Sono tanti i temi che si incroceranno domani tra il Palazzo H del Coni e Palazzo Chigi. Al Governo, tanto per capire, si presenteranno alle 14.30 le quattro componenti “ribelli (Lega nazionale dilettanti, Lega Pro, Aic e Aia) in visita dal sottosegretario con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti. Un incontro che si incastrerà tra la Giunta e il Consiglio nazionale del Coni, e che segue quello tra Giorgetti e il presidente del Coni, Giovanni Malagò, la settimana scorsa.
I due erano rimasti d’accordo su tutto, nel dare il prima possibile un nuovo presidente alla Federcalcio e nell’appoggio che il Governo darà alla candidatura unitaria alle Olimpiadi 2026. Anche se il prossimo passaggio di Coni e Governo dovrà essere un confronto (non solo sul dossier unificato ma anche sulla governance, che nella fase promotrice sarà ‘in house’ al Coni come Roma 2024), con i rispettivi sindaci delle tre città coinvolte.
Nell’incontro della settimana scorsa, Malagò e Giorgetti avevano anche parlato di calcio, con il responsabile dell’Esecutivo che non ha nascosto la sua preoccupazione sulla crisi politica in seno alla Figc e sui relativi contenziosi che hanno poi portato a una Serie B a 19 squadre, almeno fino al 7 settembre quando il Collegio di Garanzia si esprimerà in via definitiva.
Ieri in occasione del Gp di Monza, Malagò è stato fin troppo chiaro nell’augurarsi che “il prossimo presidente della Figc abbia, se non l’unanimità che è a dir poco un eufemismo, un grandissimo consenso, il più possibile trasversale fra le componenti, perché i problemi del calcio sono sotto gli occhi di tutti e altrimenti si rischia di non riuscire a portare avanti i programmi auspicati dalle stesse componenti”.
È ciò di cui domani a Palazzo Chigi discuteranno le stesse componenti che inizialmente si erano raccolte attorno al nome di Giancarlo Abete, ex numero uno federale ritenuto incandidabile per raggiunto limite dei mandati. Il nome più accreditato resta quello del numero uno della Lnd, Cosimo Sibilia, anche se l’omologo della Lega Pro, Gabriele Gravina, continua a nutrire speranze di elezione e all’orizzonte rischia di profilarsi uno scenario simile a quello che il 29 gennaio portò al nulla di fatto.
Unica variabile, non secondaria, quella dell’Associazione italiana calciatori di Damiano Tommasi, che stavolta rischia di diventare il vero ago della bilancia, soprattutto perché corteggiato dalle due leghe maggiori, la Serie A e la B, al momento escluse dalla discussione sul candidato. “Di nomi non abbiamo parlato, ma noi vogliamo ripartire, e per farlo bisogna tenere unito il 73% delle quattro componenti”, ha detto Tommasi al termine del direttivo Aic convocato per parlarne a Coverciano.

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