Ars, il Pd Sicilia pronto a implodere

E Cancelleri s'accontenta: sarà vice

Malpancismi dopo il voto di alcuni deputati dem a Micciché. Cracolici congela l'adesione al gruppo. Di Pasquale: "Altri avevano già un accordo con il M5s"

PALERMO – Elezione dei due vice presidenti nel pomeriggio e rinvio della votazione per i tre questori e i segretari, perché non ci sarebbero ancora le condizioni per un accordo complessivo nella maggioranza e nelle opposizioni.
E’ questo il ragionamento che il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, starebbe facendo con gli uomini a lui più vicini, con lo scopo di evitare che l’aula, convocata nel pomeriggio per il completamento dell’assetto istituzionale, si trasformi in un Vietnam.
A bocce ferme, il quadro riporta ai due franchi tiratori nella maggioranza alla prima chiamata, alla spaccatura nel Pd dopo il soccorso di due parlamentari a Gianfranco Miccichè e il ‘tradimento’ dell’intesa sul candidato di bandiera Nello Dipasquale, e i lavori di assestamento nel gruppo del M5s, il più numeroso con 20 deputati.
Secondo quanto si apprende, stamani era prevista una riunione informale degli 11 parlamentari dem negli uffici del gruppo a Palazzo dei Normanni, subito dopo le adesioni dei parlamentari. Ma alcuni deputati, tra i quali ci sarebbe l’ex capogruppo Antonello Cracolici che a caldo ha definito i franchi tiratori “utili idioti”, hanno deciso di ‘congelare’ l’adesione in attesa di un chiarimento politico alla luce della scelta di quattro deputati, rimasti nell’anonimato del voto segreto per l’elezione del presidente dell’Ars, di non votare il candidato di bandiera, Nello Dipasquale, spaccando il fronte. Almeno due di questi hanno votato Miccichè, facendo esplodere il caos tra i dem già alla prima prova d’aula.
Il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale, il più votato della minoranza alla terza chiama per l’elezione del presidente dell’Ars nel frattempo spiega: “Né Miccichè mi ha chiamato per offrirmi la vice presidenza, né il segretario del mio partito Raciti o altri compagni mi hanno telefonato per esprimermi il rammarico per il torto che ho subito da un pezzo del Pd che non mi ha votato, avendoci messo io la faccia”.
“La verità – aggiunge Dipasquale – è che c’è chi accusa una parte del Pd di avere inciuci con la maggioranza non perché voleva mantenere il partito puro ma perché aveva accordi con i grillini. Mi spiace di avere messo la faccia in questa situazione, certamente non sono io il traditore”. Per Dipasquale “c’è una parte del Pd in Sicilia che lavora per distruggere. In questo momento il partito è senza una guida” ha concluso Dipasquale.
VERGOGNA GD. “Proviamo vergogna per il comportamento di alcuni dei nostri parlamentari rispetto al voto per l’assegnazione della presidenza dell’Assemblea regionale siciliana” scrivono in una nota 21 dirigenti siciliani dei Giovani democratici.
“Siamo stati spettatori, vivendola con forte imbarazzo, dell’evoluzione post-voto in Sicilia. Pensavamo – aggiunge la nota – che la tornata elettorale avesse fornito l’occasione di una profonda riflessione sui limiti evidenziati nei cinque anni al governo. A un mese e mezzo di distanza non ci sono stati momenti seri di riflessione né valutazioni politiche che facessero autocritica sull’esito del voto”.
La giornata di sabato, continua la nota, “ha confermato in maniera disarmante che una parte della classe dirigente del nostro partito non ha il minimo rispetto per se stessa, confermando quel senso comune che vede il confronto politico tra centrodestra e M5s. Andando ben oltre il riconoscimento dell’onore delle armi, il gesto di votare il commissario di Forza Italia nonché uomo di punta del centrodestra è un atto vergognoso e privo di rispetto verso gli elettori e la storia del Pd. Votare chi ha raggiunto il consenso attraverso imputati, indagati e condannati o voltagabbana riciclati della politica che cambiano schieramento in base alla propria convenienza. A questi, se ne sono aggiunti, da ieri, altri quattro”.
“Chiediamo alla classe dirigente del Pd siciliano – conclude la nota – di rispondere in maniera chiara a questi interrogativi, prendendo le distanze da un tale gesto, prendendo misure nei loro confronti. Vogliamo sapere chi ha fatto uso delle istituzioni e del Pd per questioni personali. Non siamo un taxi di ceto politico”.

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