Economia siciliana ferma al palo

I dati della Banca d'Italia: soffrono le piccole e medie imprese, frena il turismo. Cresce l'indebitamento delle famiglie. Tutti i numeri

PALERMO – L’economia siciliana rallenta. Nel 2018, secondo il report della Banca d’Italia presentato oggi, tutti i settori produttivi sono rimasti al palo, in un quadro nazionale ed europeo di regressione. Gli indicatori mostrano l’indebolimento del valore aggiunto. A farne le spese sono soprattutto le imprese, con una crescita modesta. Eccezion fatta l’industria. Inoltre, si è esaurita anche la fase espansiva dei servizi.
Nel manifatturiero, nel terziario e nelle costruzioni c’è una fase di rallentamento: i fatturati rimangono stagnanti rispetto al 2017. A patire più degli altri sono le imprese più piccole, mentre per le grandi lo studio indica una crescita del fatturato per via dell’export che nel 2019 però (il dato è accora soggetto a verifiche) subisce un inversione di tendenza. Negli anni, per le costruzioni, non c’è stata mai una ripresa solida. Nel 2018 si rileva un aumento del 7,5 per cento delle compravendite immobiliari di precedenti costruzioni, e il calo dei prezzi degli immobili.
Crescono invece gli importi dei bandi che riguardano le opere pubbliche, ma c’è un ritardo sull’aggiudicazione dei bandi: nel 2018, secondo Ance Sicilia, l’associazione dei costruttori, è stato aggiudicato soltanto il 20 per cento dei bandi pubblicati nel 2017. Il terziario è il settore che soffre più degli altri, soprattutto nel commercio, perché il fatturato non riesce a crescere, sono aumentate infatti le imprese che registrano fatturati in calo. Il turismo cresce in presenze ma registra un rallentamento rispetto al 2017.
Secondo i dati, ancora provvisori, della Regione siciliana, se in quell’anno il numero dei posti letto è aumentato del 7,3 per cento, nel 2018 la percentuale si è fermata al +2,9 per cento. Il rallentamento riguarda la componente del turismo nazionale, in calo, mentre i pernottamenti degli stranieri sono aumentati. Fanno eccezione le province di Palermo e Ragusa, dove le presenze sono aumentate rispettivamente del 10,3 e del 13,2 per cento.
“In un quadro di indebolimento del ciclo economico nazionale e internazionale l’economia siciliana non poteva non subire delle ripercussioni. Abbiamo una serie di indicatori economici negativi – ha detto il direttore della sede di Palermo della Banca d’Italia, Pietro Raffa – in particolare rallenta valore aggiunto delle imprese. Frena la fase espansiva dei servizi e del turismo, tranne nelle province di Palermo e Ragusa che vanno oltre il 10 per cento di presenze rispetto al 2017. I risultati del sistema economico si ripercuoto sull’occupazione. Il reddito disponibile delle famiglie, invece, continua a crescere ma in maniera moderata rispetto agli anni precedenti”.
Sul versante delle famiglie, la crescita del reddito disponibile è proseguita ma rimane modesta; i consumi sono cresciuti ma a ritmo dimezzato. Le famiglie tendono all’indebitamento per quanto riguardo l’acquisto della casa: aumentano sia la percentuale dello stock dei mutui (+1,6%) sia l’accensione dei nuovi mutui (+15,4%). Le famiglie spingono inoltre la crescita dei prestiti (+2,7%).
Tra il 2018 e il 2017 la ricchezza netta delle famiglie è cresciuta solo lievemente e in misura più esigua alla media nazionale, prosegue il report sulla stato dell’economia siciliana pubblicato dalla Banca d’Italia. Per ciò che riguarda il mercato del lavoro, l’occupazione regionale è rimasta stabile, risentendo il rallentamento dell’attività produttiva e in particolare dell’indebolimento del settore servizi. Rispetto al 2017, calano le assunzioni per i dipendenti del settore privato, mentre crescono quelle con contratto a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione (40,7 per cento, nel 2017) è il più basso d’Italia, mentre il tasso di disoccupazione è tra i più elevati (21,5 per cento).
In Sicilia la possibilità di trovare lavoro, da disoccupato a occupato, è di 10 punti percentuale inferiore rispetto al resto d’Italia. Nel 2017 la probabilità di trovare occupazione era del 13 per cento (nel 2015-2016 era del 17 per cento) contro il 23-24 per cento della media nazionale.
Il credito complessivamente cresce a ritmi deboli, aumento quello alle famiglie. Aumentano anche i depositi bancari, mentre il valore degli investimenti in titoli. C’è anche una componente in crescita che riguarda la qualità del credito e dei bilanci, che fa il paio con il processo di modernizzazione dei servizi bancari. Il ridimensionamento della rete territoriale delle banche è continuato, sospinto anche dalle forme di contratto telematico tra intermediari e clientela.

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