Palermo, pneumologi in Senegal per la gestione integrata della tubercolosi

di Nuccio Sciacca. La patologia infettiva polmonare è ancora presente in Italia

Ogni anno oltre 10 milioni di persone si ammalano di tubercolosi e la maggior parte di loro vive in Paesi a basso e medio reddito, ma la tubercolosi è presente in tutto il mondo. Nonostante sia una malattia prevenibile e curabile, nel 2022 oltre un milione di persone sono morte a causa della tubercolosi. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la malattia polmonare rappresenta, infatti, la seconda (dopo il Covid-19) delle principali malattie infettive mortali e ha superato i numeri dell’Hiv e dell’Aids. Porre fine all’epidemia entro il 2030 rientra tra gli obiettivi degli Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite.

A Palermo un team di medici del reparto di Pneumologia del Policlinico ‘Paolo Giaccone’, insieme a specializzandi della scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Palermo, ha svolto un’importante missione nella regione di Dioffior, in Senegal, per supportare attivamente le iniziative dell’associazione Stop TB Italia, impegnata proprio nel contrastare la diffusione della tubercolosi.

“La tubercolosi – spiega Nicola Scichilone, direttore della Scuola di specializzazione di pneumologia – continua a rappresentare un’emergenza di salute globale e la formazione dei medici sulla tubercolosi è uno degli interventi più efficaci a sostegno della causa. Recarsi in aree ad alta endemia consente di unire l’aggiornamento teorico all’esperienza pratica sul campo, rendendo le visite a ospedali e dispensari locali un valore aggiunto per la formazione. Ci si augura che le conoscenze acquisite possano essere utilizzate per una gestione integrata e condivisa della tubercolosi anche nelle nostre regioni”.

Dal 2013 Stop TB per contrastare la malattia attua diversi interventi strategici come la formazione di donne della comunità, le Badien Gox, che si occupano di intercettare nei villaggi i pazienti affetti da tubercolosi e indirizzarli verso i presidi ospedalieri per le cure appropriate, e fornendo strumenti sanitari per il riconoscimento tempestivo della malattia. “Ogni mattina – racconta ancora Scichilone – ci recavamo nei dispensari antitubercolari dove incontravamo i responsabili per comprendere meglio la loro organizzazione quindi, con i carretti, ci spostavamo nei villaggi per valutare le condizioni dei loro presidi ospedalieri. Qui osservavamo i medici e li affiancavamo nelle visite ai malati con la dispensazione dei farmaci, con un reciproco di apprendimento competenze”.

Alessia Lombardino, specializzanda della Scuola di specializzazione, aggiunge che l’evento “è stato estremamente formativo e ha dato l’opportunità di comprendere l’importanza della cooperazione internazionale nella lotta contro le malattie infettive e l’essenziale necessità di un approccio integrato che superi la mera somministrazione farmacologica”. L’associazione StopTB ha anche fondato una cooperativa agricola in Senegal, chiamata Fleurs de la Vie, che impiega ex pazienti guariti dalla tubercolosi, offrendo loro opportunità di riscatto e autonomia economica.

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