Ottimax lascia Catania, 35 lavoratori in bilico

I sindacati: "Negano cassa integrazione e costringono addetti a trasferirsi al Centro-Nord"

CATANIA – “Ottimax Italia Spa del Gruppo Bricofer a metà marzo ha comunicato la chiusura del punto vendita di Catania (San Giuseppe La Rena- ex Auchan) che avverrà entro la fine di maggio 2023, adducendo motivazioni di natura economica. Ora l’azienda nega la cassa integrazione e comunica il trasferimento al Centro-Nord dei 35 lavoratori di Catania”: a comunicarlo è la Filcams Cgil, sottolineando che “le organizzazioni sindacali avevano chiesto più volte di avviare una riorganizzazione o di utilizzare la Cassa Integrazione per prendere tempo e cercare soluzioni di garanzia occupazionale per i 35 lavoratori. Ma le diverse assemblee sindacali, gli scioperi e persino il tavolo apertosi con l’azienda grazie alla Prefettura di Catania al fine di ricercare soluzioni tampone per evitare il trasferimento, sono serviti a ben poco. La Ottimax Italia, pur aprendo alla cassa integrazione straordinaria, pone la pregiudiziale di un accordo quadro di gestione temporale con il quale si garantisce da eventuali dinieghi del Ministero. L’azienda chiede di fatto l’accettazione, da parte dei lavoratori interessati, dell’uso di aspettativa non retribuita, di ferie e di permessi maturati, inserendo una conciliazione tombale e prospettando una ‘non opposizione’ al licenziamento. Ottimax Italia si sarebbe rifiutata di proseguire in sede istituzionale la trattativa e ha annunciato l’invio delle lettere di trasferimento alle lavoratrici e ai lavoratori in tempi brevissimi. Il Gruppo Bricofer non è purtroppo nuovo a soluzioni simili che mettono in gravi difficoltà decine di dipendenti, costretti a trasferimenti fuori sede che celano di fatto licenziamenti collettivi”.

Per Davide Foti, segretario generale della Filcams Cgil Catania-Caltagirone, si tratta di “un atteggiamento inaccettabile che sbarra la strada ai 35 lavoratori del punto vendita di San Giuseppe La Rena. Trasferire un siciliano part time al nord equivale di fatto a un licenziamento. L’azienda si trincera dietro a preconcetti utili solo a garantirla dal punto di vista economico e a danneggiare irrimediabilmente i propri addetti. Stilare un accordo quadro dove il lavoratore rinuncerebbe a tutto, e cioè a stipendi, ferie, permessi e altro, solo per richiedere una cassa per cessazione attività, è un ricatto indegno e privo di motivazione valida. I tempi istituzionali erano alla portata di una Cassa integrazione utile a convocare la proprietà del centro commerciale per richiedere garanzie future. Questa vicenda prova come molte aziende che approdano nel nostro territorio, utilizzino il nostro know how sfruttandolo al massimo per poi andarsene. La Filcams di Catania non lascerà passare questo ennesimo scippo perpetrato ai danni delle lavoratrici e lavoratori; valuteremo passaggi sia legali che di denuncia alle istituzioni. Giudichiamo anomalo questo business, nonché una pratica che deprezza il settore commercio e la dignità del lavoratore”.

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