In ricordo di Cassarà, Antiochia e Costa uccisi dalla mafia

Posero le basi del primo maxi processo contro Cosa nostra

Un commando di nove mafiosi alle 14.30 del 6 agosto del 1985 a Palermo colpì a morte con una pioggia di proiettili di kalashnikov il vice dirigente della Squadra Mobile di Palermo Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia. Furono uccisi così su ordine di Michele Greco, Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Francesco Madonia, tutti condannati all’ergastolo in qualità di mandanti. A ricordare l’anniversario dell’assassinio di Cassarà e Antiochia è Enzo Letizia, segretario dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia.

“Cassarà fu un eccellente investigatore che – spiega in una nota Letizia – con il rapporto Michele Greco +161 pose le basi del primo maxi processo contro la mafia. La commissione di Cosa Nostra colpiva a morte tutti coloro che rappresentavano una reale minaccia per la sua esistenza. Infatti, sempre il 6 agosto, ma cinque anni prima, nel 1980 fu ucciso su ordine del capo mafia Salvatore Inzerillo il Procuratore Capo di Palermo Gaetano Costa perché firmò i mandati di cattura a carico degli Spatola”.

Secondo il segretario dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, “le crisi economiche costituiscono per la mafia il terreno fertile ove prolificano le proprie ramificazioni in termini di parassitismo, violenza, sopruso, clientelismo e corruzione sul tessuto socio politico, alla stessa stregua di un processo di metastasi cancerogene, per cui occorre vigilare affinché non si sviluppino oggi pericolose recidive”.

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