Borsellino, 30 anni senza verità

Il silenzio della famiglia che invoca giustizia. Commozione in via D'Amelio, contestato Lagalla

PALERMO – Il leit motiv del ricordo quest’anno è stato il silenzio, deciso dai familiari, dal movimento delle agende rosse, da Salvatore Borsellino che continua a invocare verità sulle stragi palermitane e sulla morte di suo fratello Paolo ucciso, il 19 luglio 1992, nella strage di via Mariano D’Amelio a 52 anni, insieme a 5 poliziotti che lo scortavano: Emanuela Loi, 24 anni, prima donna della polizia di Stato a essere uccisa in servizio, Agostino Catalano, 43 anni, Walter Cosina, 30 anni, Vincenzo Li Muli, 22 anni, Claudio Traina, 26 anni.

Silenzio che ha voluto dire no alle passerelle, no alle frasi vuote della politica e alle sue promesse vane. Quattro processi, oltre a quello per il depistaggio con tre poliziotti imputati (due prescrizioni e un assoluzione in primo grado), decine di sentenze non hanno risposto alla domanda: chi e perché ha voluto la morte di Borsellino dopo quella di Falcone? Il gotha della mafia del territorio, i Riina, i Provenzano, i sicari, i mafiosi pentiti e i piccoli criminali di borgata calunniatori, sono stati condannati ma “la verità – dice Salvatore Borsellino – non si conosce, sono stati celebrati numerosi processi ma ancora attendiamo di conoscere tutti in nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-’93. Abbiamo chiaro che mani diverse hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini ma chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio”.

Una verità cui fa appello anche il capo dello Stato Sergio Mattarella che nel suo messaggio per il trentesimo anniversario della strage dice che il ricordo di Borsellino “impone di guardare alla realtà con spirito di verità, dal quale l’intera comunità non può prescindere. Quell’anelito di verità che è indispensabile nelle aule di giustizia affinché i processi ancora in corso disvelino appieno le responsabilità di quel crudele attentato e degli oscuri tentativi di deviare le indagini, consentendo così al Paese di fare luce sul proprio passato e poter progredire nel presente”.

Al presidente fa eco il ministro della Giustizia Marta Cartabia che dice: “La memoria dei caduti diventi nuova spinta a fare luce sugli aspetti tuttora oscuri di quella drammatica stagione” e che richiama la necessità “di consegnare ai familiari delle vittime e all’intero Paese una verità piena su una delle più dolenti ferite della nostra storia”. A Palermo quindi niente caroselli di politici. Da Roma per ricordare le vittime della strage è arrivato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi: “Non sto facendo una passerella. Sono venuto qua per i miei ragazzi. Col Centro studi Borsellino lavoriamo insieme tutto l’anno e tutto l’anno vuol dire 365 giorni non una passerella e via. I bambini domandano giustizia e hanno bisogno di certezza e di quel senso di legalità, che è fondamento della Repubblica e dell’azione di tutti noi che siamo qui oggi. Siamo qui per i bambini. Il ministro della scuola è qui per i ragazzi delle scuole”.

E in via Mariano D’Amelio, davanti la casa di Maria Pia Lepanto, la madre di Borsellino dove il magistrato era andato prima di morire, si è svolta la manifestazione “il suono del silenzio”, una rappresentazione a cura del centro giovani di Cornaredo (Milano). Alle 16.59, ora dell’esplosione, c’è stato il minuto di silenzio. Antonino Vullo, il poliziotto unico sopravvissuto alla strage, ha letto i nomi delle vittime: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, la solare Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, mentre il pubblico gridava “Presente”.

Durante il silenzio con la tromba i giovani delle “Agende rosse” si sono alzati in piedi con le agende tenute in alto. Poi l’inno di Mameli. “Ringrazio tutti i presenti ci date la carica la forza e il coraggio di andare avanti per cercare la verità” ha detto Vullo. In collegamento con la diretta Facebook, da casa, c’era Salvatore Borsellino fratello di Paolo che si è alzato in piedi e poi commosso ha letto la poesia “Giudice Paolo” di Marilena Monti. Luca Franzetti ha eseguito le sei suite per violoncello solo di Bach.

In via D’Amelio ha partecipato alla commemorazione l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il neo sindaco Roberto Lagalla, che è andato nel luogo della strage in tarda mattinata, è stato invece contestato silenziosamente dai giovani delle Agende rosse che si sono voltati verso l’ulivo, piantato per ricordare la strage, dando le spalle al primo cittadino e con le agende rosse sollevate in aria. Angelo Garavaglia Fragetta, del direttivo del movimento dice: “E’ stato il nostro malvenuto al sindaco: ci siamo messi di spalle al suo arrivo a protezione dell’albero. Lui non ha mai preso posizione chiara sull’appoggio ricevuto da Dell’Utri e Cuffaro e quindi noi cerchiamo di preservare la memoria di questo ulivo e delle persone che sono morte”.

Borsellino è stato ricordato anche nel convegno “Parlate di mafia” organizzato da Fratelli d’Italia a Palermo. In serata è partita da piazza Vittorio Veneto la fiaccolata del forum 19 luglio che si è conclusa in via D’Amelio. In silenzio.

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