Muore dopo 35 ore al pronto soccorso, è giallo

Lentini: esposto della famiglia di un anziano, contestata autopsia non richiesta

Si frattura una gamba per una banale caduta domestica, resta 35 ore al pronto soccorso e muore improvvisamente e inspiegabilmente. La direzione sanitaria procede all’autopsia interna contro la volontà dei familiari, pur sapendo che avevano presentato un esposto chiedendo un esame “terzo” disposto dalla magistratura.

E’ un decesso tutto da chiarire quello di C. S., 88enne di Sortino, morto lunedì 3 gennaio all’ospedale di Lentini. Secondo il racconto dei legali della famiglia, l’anziano, cardiopatico e diabetico, nel pomeriggio di Capodanno uscendo dalla sua abitazione ha perso l’equilibrio cadendo malamente al suolo e restando dolorante a terra. Uno dei figli, che si trovava con lui, alle 16.30 ha chiesto l’intervento del 118 e il padre è stato condotto in ambulanza al pronto soccorso di Lentini, dov’è giunto alle 18 del primo gennaio. Qui il paziente è stato sottoposto a una tac e alle radiografie da cui è emerso che aveva riportato la frattura del femore sinistro.

Non potendo restare con il loro caro a causa delle norme anti-Covid, i congiunti dell’ottantottenne sono rientrati a casa, per tornare l’indomani mattina: sono stati rassicurati verbalmente dal personale sanitario circa il buono stato di salute del papà, senza che però venisse data loro la possibilità di vederlo, né d’altra parte l’anziano, contrariamente al solito, rispondeva alle telefonate, numerose, che i suoi parenti gli avevano fatto per tutta la giornata.

Nel cuore della notte di lunedì 3 gennaio, poco dopo le 4, i figli hanno però ricevuto una chiamata dal medico di turno al pronto soccorso di Lentini, il quale ha comunicato loro che le condizioni dell’anziano si erano aggravate e che avevano iniziato le manovre di rianimazione. Inutile la corsa dei cari all’ospedale: al loro arrivo il paziente era già deceduto.

I figli sono stati subito assaliti da non poche perplessità sulle cure prestate in ospedale al genitore e alla sua lunga permanenza al pronto soccorso, ma a confermare i dubbi sono stati gli stessi sanitari. La direzione sanitaria infatti, attraverso l’agenzia di onoranze funebri a cui si erano rivolti per il funerale, li ha contatati e convocati chiedendo loro il consenso per effettuare il riscontro diagnostico, ossia l’autopsia interna, sulla salma del padre e chiarire così le cause della morte che loro stessi sostenevano di non conoscere.

A quel punto i familiari dell’anziano hanno comunicato all’ospedale il diniego al riscontro diagnostico e quel giorno stesso hanno presentato un esposto ai carabinieri di Augusta richiedendo all’autorità giudiziaria di disporre un’autopsia “terza” e imparziale per accertare le cause della morte.

Ma sono presto venuti a sapere che, pur essendo a conoscenza di questa situazione, ieri la direzione sanitaria avrebbe già proceduto, espletando il riscontro diagnostico con le relative operazioni e prelievi che ora, di fatto, rendono improcedibile o quasi un ulteriore esame che volesse disporre il pubblico ministero. 

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