“Su Pfizer silenzio inquietante”

Presidio dei lavoratori davanti al sito catanese: "Azienda può e deve diversificare"

Il futuro della sede catanese della Pfizer continua a tenere in ansia i lavoratori. Stamane Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e i sindacati di categoria, hanno promosso un presidio davanti il sito del capoluogo etneo dell’azienda.

“La Pfizer tace sul futuro dello stabilimento catanese. Noi, forti del sostegno di centinaia di lavoratrici e lavoratori che oggi hanno manifestato dinanzi ai cancelli aziendali, continuiamo a sollecitare un confronto. Pfizer può e deve diversificare le produzioni. Siano vaccini o altri farmaci, qui esistono risorse umane e professionali all’altezza del compito”, affermano i sindacati che segnalano “l’inquietante chiusura dei vertici della multinazionale del farmaco a ogni interlocuzione sulle prospettive del sito catanese, oggi messe a rischio dalla scelta societaria di non investire in nuove linee per compensare la perdita di sbocchi di mercato per le produzioni storiche che sono attualmente realizzate a Catania”.

“In assenza di un qualsiasi piano industriale – aggiungono – siamo preoccupati perché si fanno sempre più insistenti le notizie secondo le quali già nel 2022 i volumi di lavorazione non consentiranno di mantenere i livelli occupazionali. Noi abbiamo chiesto un incontro urgentissimo con i vertici aziendali a tutti i livelli per fugare tali e tanti incertezze, restituendo così fiducia e serenità nei lavoratori. Attenderemo riscontro sino a mercoledì  quindi daremo seguito alla nostra iniziativa di protesta e proposta. Sarebbe inspiegabile, inaccettabile, che la multinazionale perseveri nell’attuale rifiuto a un dialogo da noi sempre favorito anche quando era servito a concordare e applicare i protocolli anti-Covid che hanno salvaguardato salute, fatturato, occupazione. Ora siamo preoccupati, perché manca del tutto il confronto relativo al piano industriale e al futuro stesso dello stabilimento a Catania”. I sindacati chiedono a “Stato, Regione e Comune di farsi sentire e valere: se non ora quando?”.

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