Catania sommersa, ma il canale di gronda non c’è

I lavori dei collettori di acqua piovana progettati nel 1985 non sono mai stati ultimati. LE MAPPE

L.Cil.) Tra cambiamenti climatici e urbanizzazione intensiva, Catania è esposta frequentemente ai rischi di alluvione. Le piogge che cadono a monte, nei Comuni dell’hinterland etneo a nord-est, si riversano violentemente a valle devastando tutto ciò che trovano sul loro percorso. Per contrastare questo fenomeno, la città si è dotata di un “canale di gronda” sotterraneo che avrebbe, il condizionale è d’obbligo, la capacità potenziale di raccogliere e convogliare a mare, nella zona della scogliera, le acque piovane.

Il Collettore C, pensato nel 1985, è rimasto un’eterna incompiuta perché i Comuni della provincia non hanno mai predisposto le opere necessarie per agganciarsi ai cosiddetti “pettini”, sette innesti che permetterebbero di alleggerire il peso dell’acqua su Catania. “Ricordo di avere contribuito, assieme all’allora assessore regionale al Territorio Maurizio Croce, oggi Commissario per il rischio idrogeologico, al reperimento di un finanziamento di circa 10 milioni di euro per il finanziamento delle fognature pluviali di alcuni comuni pedemontani. Bisognerebbe verificare quanti di questi fondi sono stati in atto utilizzati” racconta l’ingegnere Luigi Bosco.

L’attuale assessore ai Lavori pubblici del Comune di Catania, Enrico Trantino, spiega in tv su Telecolor “di aver più volte sollecitato i Comuni a ultimare l’opera”, ma con scarsi risultati. “Il gruppo di lavoro del commissario regionale al dissesto idrogeologico, che decide sull’opera, si è riunito la settimana scorsa, ancora ci devono notificare il verbale. Se arrivasse il via libera al progetto, si potrebbe passare alla gara”.

Nelle carte fu previsto un secondo canale, denominato Collettore B, per la raccolta delle acque meteoriche del quartiere di Misterbianco e Trappeto nord e attraverso via Galermo. Un’opera da 50 milioni di euro. I soldi sono arrivati nel 2015.“A Catania sono stati destinati circa 48 milioni di euro, esattamente il costo dei lavori in programma che prevedono due gallerie – una di 454 metri di lunghezza e l’altra di 112 metri per un costo complessivo di 40 milioni di euro – e la sistemazione, sotto il profilo idrogeologico, del torrente Cubba in cui sarà riversata l’acqua piovana proveniente dal collettore, per un costo di 8 milioni di euro” ricorda Enza Meli della Uil.

E poi c’è l’emergenza Santa Maria Goretti, il villaggio a ridosso dell’aeroporto Fontanarossa di Catania, i cui abitanti a ogni pioggia fanno i conti con l’acqua e il fango che distruggono le abitazioni. “Per moderare le portate di piena del Forcile esiste un progetto esecutivo, di poco più di 5 milioni, rimasto nei cassetti della Regione siciliana – spiega Bosco – che prevede la realizzazione di una vasca di raccolta per consentire il pompaggio delle acque eccedenti la capacità di portata del torrente verso il mare”.

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