Neonato nel cassonetto: revocata l’adozione

La decisione del tribunale di Catania in favore della madre. Il padre aveva inscenato il ritrovamento a Ragusa

RAGUSA – Il tribunale di Catania ha revocato l’adozione di Vittorio Fortunato, 9 mesi. Il padre naturale, un macellaio ragusano, fece finta di aver trovato il neonato in un cassonetto per evitare il riconoscimento del figlio, avuto da una relazione con una donna di Modica.
l fatti sono dello scorso 4 novembre. Si attende ora l’appello della famiglia adottiva, che non vive in provincia di Ragusa, contro la decisione del tribunale etneo. Il macellaio raccontò agli inquirenti di non aver mai saputo della gravidanza della sua partner e di avere raccolto la richiesta di aiuto della ex compagna che lo aveva chiamato al telefono, recandosi nella abitazione di lei e prelevando il bambino.
Invece di accompagnarlo in ospedale, l’uomo inscenò il “finto” ritrovamento. Agli investigatori della squadra mobile l’uomo raccontò che aveva trovato il bimbo, di aver notato dinanzi alla sua macelleria un sacchetto di plastica e di essersi avvicinato per rimuoverlo credendo che contenesse spazzatura, ma udendo dei gemiti aveva poi scoperto il neonato.
Lo stesso avrebbe chiesto aiuto a un’amica, la quale decise di chiamare le forze dell’ordine. La Procura di Ragusa lo accusa oggi di abbandono di minore. Dallo scorso 20 novembre il piccolo era stato affidato in pre-adozione.
“E’ una notizia meravigliosa per la madre biologica del piccolo e per la sua famiglia che non riescono a trattenere la gioia – commenta uno dei legali della donna, l’avvocato Daniele Bocciolini -: in uno Stato di diritto come il nostro, infatti, è interesse del minore crescere e sviluppare la propria personalità all’interno della famiglia naturale, costituendo l’adozione solo una extrema ratio. Nel caso di specie non c’erano i presupposti per l’adottabilità: il piccolo, infatti non è mai stato abbandonato da sua mamma risultata estranea alla vicenda”.
“Non era stato considerato – prosegue l’avvocato – il vulnerabile stato psicologico nel quale si trovava la signora dopo il parto avvenuto in casa e per questo, per un ritardo nel riconoscimento formale da parte sua, troppo rapidamente il piccolo era stato pre-affidato a una famiglia diversa. Nell’interesse superiore del minore, pur rispettando e dovendosi tutelare le legittime aspettative della famiglia alla quale è stato pre-affidato il neonato (la sentenza non è ancora definitiva e può essere impugnata) appare evidente il diritto della nostra assistita di poter riavere suo figlio trovandosi sia nelle condizioni economiche che affettive per poter provvedere al minore. Questa sentenza potrebbe costituire sicuramente un precedente”.

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