Roberta è stata bruciata viva

Nelle immagini riprese dalla telecamera di un bar un uomo dà fuoco alla 18enne uccisa a Caccamo

TERMINI IMERESE – L’agonia di Roberta Siragusa è andata in onda a porte chiuse, in un’aula del tribunale di Termini Imerese. Cinque minuti di atroci sofferenze, il fuoco che l’ha divorata per attimi interminabili. Immagini terribili trasmesse davanti ai genitori e al fratello della ragazza uccisa a gennaio a Caccamo (Pa).
Le riprese sono state depositate agli atti dell’incidente probatorio dalla Procura di Termini Imerese che del delitto ha accusato il fidanzato, Pietro Morreale. Girate dalla videocamera di un bar vicino al campo sportivo accanto al quale l’omicidio è stato commesso, sono state scoperte dagli inquirenti che da mesi cercano conferme ai loro sospetti.
Si vedono nitide le immagini di un uomo – Pietro, dicono i legali della famiglia Siragusa – che cosparge la fidanzata di benzina e poi le dà fuoco. Lei è avvolta dalle fiamme tra atroci dolori. Poi l’assassino risale in auto e si allontana per parcheggiare qualche metro più in là.
Per la Procura è la prova che mancava. Pietro, 19 anni, dopo una lite per gelosia, avrebbe picchiato Roberta – sul cadavere sono state trovate numerose ferite – poi le avrebbe gettato addosso del liquido infiammabile che teneva in auto e l’avrebbe arsa viva.
Che si sia trattato di un suicidio come ha sostenuto il ragazzo dopo l’arresto è ormai escluso. “Il consulente tecnico d’ufficio ha spiegato che la morte di Roberta è ‘stata determinata da arresto cardio-circolatorio e respiratorio conseguente al gravissimo stato di shock causato dalle estese e gravissime ustioni del capo e soprattutto del tronco e degli arti superiori, fino alla carbonizzazione di ampie parti della superficie corporea’”, spiegano al termine dell’incidente probatorio, riferendo le parole del medico legale, gli avvocati Sergio Burgio e Giuseppe Canzone, legali della famiglia Siragusa.
“A tale gravissima condizione di shock, cosiddetto primario, la Siragusa è giunta per lo scatenamento di riflessi neurovegetativi da inibizione del simpatico derivanti dalla profonda angoscia e dall’intensissimo dolore certamente provenienti dalla stimolazione di recettori presenti nell’estesa superficie corporea interessata dall’ustione”, spiegano i legali, sempre riportando il referto del medico.
Roberta avrebbe avuto una agonia di 2-5 minuti. “Quelle del video depositato dalla Procura – dicono i due avvocati – sono state immagini forti, mostrate alla presenza dei genitori e del fratello di Roberta, sempre presenti in aula. Si è trattato di un documento che ha spiazzato tutti i presenti e che dimostra in modo inconfutabile che Roberta è stata uccisa al campo sportivo, caricata in auto e gettata nel dirupo vicino al monte San Calogero”.
I legali e la Procura non hanno più dubbi. A uccidere Roberta è stato il fidanzato, accecato dalla gelosia. Dopo essere stati insieme a una festa e aver litigato, la coppia sarebbe andata in auto verso il campo sportivo per appartarsi.
Lì una nuova discussione e l’omicidio, col ragazzo che porta via il corpo e lo getta in una scarpata. Sarà lui a farlo ritrovare ai carabinieri il giorno dopo, raccontando una versione apparsa subito inverosimile: la ragazza, ha detto l’indagato, era fuori di sé per la lite. A un tratto sarebbe scesa dalla macchina e si sarebbe buttata addosso la benzina, avrebbe dato fuoco al liquido e poi sarebbe scivolata nel dirupo.
Tornato a casa in piena notte, Pietro è andato a dormire. Al padre, ha raccontato ai pm, avrebbe detto quanto era accaduto solo il giorno dopo. E sarebbe stato proprio il padre a convincerlo ad andare in caserma. Ma anche su questo aspetto gli inquirenti stanno indagando per capire se il giovane sia stato aiutato a disfarsi del corpo di Roberta.

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