“Contro di me alcuni ‘scappati di casa’. Palermo? Se si estende chiudiamo tutto”

Musumeci: "Ignobile campagna di denigrazione, sciacalli e iene mi accerchiano. Il mio governo non vuole nascondere i morti, l'inchiesta è stata un duro colpo" 

CATANIA – “Il mio governo non vuole nascondere né i morti, né i guariti. Noi sappiamo essere falchi e colombe, ma in questo caso non vogliamo essere né l’uno e né l’altro: i siciliani devono sapere che al governo c’è gente per bene”. Così il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, in conferenza stampa a Catania parlando dei dati Covid, riferendosi ai 258 morti e ai 6.000 guariti ricalcolati ieri e che hanno scatenato polemiche.
Per il governatore è in atto “una ignobile campagna di denigrazione messa in piedi dall’opposizione alla ricerca di credibilità perduta. Una campagna mediatica che vede protagoniste alcune forze politiche e in particolare alcuni deputati dell’opposizione, alcuni ‘scappati di casa’, personaggi che con questa ignobile speculazione tentano invano di fare dimenticare il loro recente passato, la loro opacità operativa, la loro ambiguità”.
E ancora: “Sono quelli del ‘sistema Lumia’, sul quale hanno costruito il metodo del governo nei cinque anni della guida del Pd alla Regione siciliana. Gli effetti devastanti di quei cinque anni peseranno ancora per lungo tempo sulla pelle dei siciliani. In un altro Paese civile i protagonisti di quella stagione avrebbero avuto il buon gusto di emigrare all’estero. E invece li vedete come tanti sciacalli, perché questo sono, accerchiare il governo di centrodestra voluto dal popolo siciliano nei momenti di apparente difficoltà per potersi avventare sulla preda”.
Riferendosi alle richieste di Pd e M5s che chiedono le sue dimissioni dopo l’inchiesta di Trapani ora in mano alla Procura di Palermo sui presunti dati taroccati trasmessi all’Iss, il collasso della maggioranza sulla finanziaria regionale e l’aumento dei contagi in Sicilia con la disposizione di numerose zone rosse (l’intera provincia di Palermo), Musumeci, in conferenza stampa a Catania, ha parlato di “tanti sciacalli e iene che accerchiano il mio governo. Credono di poter conquistare consenso elettorale brindando sulla disgrazie della comunità alla quale appartiene”.
Musumeci ha cercato di spiegare il pasticcio dei decessi. “Ai fini della valutazione del dato epidemiologico, i 258 morti erano già stati comunicati a Roma, non hanno determinato una diversa interpretazione. I dati della protezione civile ai fini delle scelte dell’intervento di chiusura e di apertura sono ininfluenti”.
“I dati che dal territorio arrivano a Roma – ha detto Musumeci – seguono due flussi: uno è quello dell’Istituto superiore di sanità, l’altro è quello della protezione civile. I due flussi non sempre sono allineati perché seguono metodi di ricognizione diversi. La determinazione del dato epidemiologico e quindi la scelta dell’intervento sul territorio e quindi della determinazione di un colore non è determinata dal flusso della Protezione civile ma dal flusso che arriva all’Iss. E’ capitato che la protezione civile abbia registrato con ritardo 258 decessi ma i dati dell’Iss sono arrivati con il flusso giornaliero anche se lì l’analisi va fatta alla fine della settimana”.
In merito all’indagine che ha coinvolto i vertici dell’assessorato regionale alla Salute il governatore ha manifestato tutto il suo disappunto: “Perché nascondervi che abbiamo subito un duro colpo in piena pandemia nel momento in cui la struttura viene privata del suo conducente e dei collaboratori? Veramente era necessario tutto questo o si poteva avviare l’indagine senza bisogno di determinare la crisi della macchina chiamata a combattere ora dopo ora minuto dopo minuto la pandemia in Sicilia? Sono domande che mi pongo senza alcuno spirito polemico o critico ma ho il dovere di rispondere ai miei nipotini che mi chiedono perché. Il perché lo stabilirà la magistratura, ma perché così?”.
Quindi il possibile lockdown: “Quello che mi preoccupa è la Sicilia perché il dato che abbiamo registrato in provincia di Palermo ci fa preoccupare anche per il resto dell’Isola. Abbiamo un Rt di oltre 1,22 e il tetto massimo è 1,25. E’ facile pensare che se la situazione nel Palermitano dovesse ritrovarsi in almeno due, tre province della Sicilia, noi saremo costretti a chiudere”.
Il presidente ha sottolineato anche la carenza di controlli: “E’ un danno e una beffa: un commerciante deve chiudere e vede le strade piene di gente a passeggio. Non è possibile questo. E questo succede perché non c’è responsabilità collettiva sufficiente e non c’è la presenza sufficiente della forze dell’ordine. Ma come si fa inquietante questo momento a guardare al consenso: chi gestisce una epidemia può davvero preoccuparsi di perdere 10, 100 o mille voti? Lo dico agli sciacalli politici”.
Poi ancora contro i suoi avversari: “Ricorderete il Partito democratico che nell’aprile del 2020 mi accusava di non voler aprire la Sicilia tranne poi, nel novembre dello scorso anno, volermi accusare di non volere chiudere la Sicilia. Ballerini, ipocriti. Verrebbe da sorridere se non fosse una tragedia”, ha concluso riferendosi alle proteste “anche da vari schieramenti politici” dopo la zona rossa prima a Palermo e poi nella provincia.
In tempi rapidi sono arrivate le repliche del Pd: “Quelle di Musumeci sono dichiarazioni isteriche – ha dichiarato Giuseppe Lupo, capogruppo dem all’Ars -; invece di spiegare ai siciliani come sia stato possibile che abbiano sbagliato perfino a contare i deceduti Covid si scaglia contro l’opposizione con espressioni offensive e volgari, che denotano la sua storia politica. Non avendo argomenti o, peggio, non volendo spiegare la verità delle cose, offende i deputati del Pd e tenta di nascondere le sue responsabilità alzando il polverone della polemica”.
“Siamo cresciuti, prima eravamo pidocchi e i palazzi dovevano occuparsi di noi, adesso che i palazzi si stanno occupando di loro siamo stati promossi a sciacalli e iene – ha commentato il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale -. Per non dimenticare che quando veniva attaccato per la nomina di Samonà come assessore disse che chi chi lo additava aveva qualche disturbo. Forse gli è mancata in questi anni un poco di umiltà, a discapito di una arroganza che un presidente della Regione non può avere”.
 

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