Procura di Palermo chiede processo per Salvini

Il leader della Lega è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. "Ieri oggi e domani sempre a difesa dell'Italia"

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del capo della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’uffiicio al termine dell’udienza preliminare che vede imputato, a Palermo, l’ex ministro dell’Interno. Secondo l’accusa il leader del Carroccio, ad agosto del 2019, avrebbe illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi a largo di Lampedusa dalla nave della ong Open Arms.
La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio e il processo contro di me per sequestro di persona, 15 anni di carcere la pena prevista.
“Preoccupato? Proprio no. Sono orgoglioso di aver lavorato per proteggere il mio Paese rispettando la legge, svegliando l’Europa e salvando vite. Se questo deve provocarmi problemi e sofferenze, me ne faccio carico con gioia. Male non fare, paura non avere”, commenta il leader della Lega.
Salvini questa mattina aveva postato una foto dalla Sicilia sui suoi social, scrivendo: “Buongiorno e buon sabato da Palermo, Amici. Pronto all’udienza in tribunale come “sequestratore di persona”: ieri, oggi e domani sempre a difesa dell’Italia. Grazie di esserci, non si molla mai”.
L’udienza preliminare a carico del leader della Lega Matteo Salvini, si è svolta nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, è cominciata con la richiesta del Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi di far assistere la stampa al procedimento che per legge si svolge a porte chiuse. Alla scorsa udienza il gup aveva rigettato le istanze dei giornalisti di poter partecipare al procedimento, nonostante la rilevanza pubblica della vicenda.
Il senatore della Lega Matteo Salvini è arrivato oggi a Palermo per rendere dichiarazioni spontanee. “Il mio mandato è stato caratterizzato da risultati in termini di vite umane salvate e di diminuzione del numero di sbarchi”.
Salvini ha ribadito in aula uno dei punti saldi della sua difesa: e cioè che le decisioni prese in relazione alla gestione dell’immigrazione, quindi anche quelle sui divieti di approdo, erano collegiali, attribuibili dunque a tutto il Governo di cui all’epoca era ministro dell’Interno. Il senatore ha precisato che l’obiettivo era assicurare la redistribuzione in Europa dei profughi prima che sbarcassero in Italia.
“Si inserisce tra i passi di attuazione della linea politica anche l’adozione dei decreti sicurezza, e in particolare del decreto di sicurezza bis, che approvammo al consiglio dei ministro dell’11 giugno 2019 e che prevedeva il potere di disporre il divieto di ingresso, transito e sosta nel mare territoriale nazionale. – ha spiegato Salvini – Si trattava di provvedimenti adottati dal Ministro dell’Interno, quale autorità nazionale di pubblica sicurezza, di concerto con il ministro della difesa e con il ministro delle infrastrutture e trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il presidente del consiglio dei ministri”.
“Il comandante della Open Arms rifiutò di trasbordare 39 migranti, in area Sar maltese, su una nave de La Valletta. Giorni dopo, il 18 agosto 2019, le autorità spagnole assegnarono a Open Arms un porto di sbarco ad Algeciras. Il comandante rifiutò questa soluzione. La Spagna diede allora disponibilità presso il porto spagnolo più vicino (Palma di Maiorca) e l’Italia si offrì di scortare la Open Arms con una propria nave, dove trasbordare i migranti ancora a bordo. Anche la Spagna comunicò l’invio di una propria nave a supporto. Il comandante rifiutò anche questa soluzione”.
“L’Italia – aggiunge – non si è mai sottratta, né in questo caso né in nessun altro, al dovere di prestare tutta l’assistenza che era necessaria alle persone che ne avevano bisogno. Ogni volta che c’è stata la segnalazione di una necessità sanitaria, l’Italia ha fatto tutto ciò che era necessario per garantire cure e assistenza”.
“Il paradosso è che colui il quale con ‘pervicace e ostinata determinazione ha tentato di determinare una forzata responsabilità dello Stato italiano per eventi non di sua competenza’ attraverso ‘un vero e proprio atto di forza’ indossi oggi le vesti di vittima. Mentre per chi per dovere costituzionale aveva l’obbligo di tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza della nazione è chiamato a risponderne sul banco degli imputati”.

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