“Indirizzo condiviso, ma decise Salvini”

Caso Gregoretti, il premier Conte sentito a Palazzo Chigi. Il gip: "Responsabilità politica e penale vanno divise"

Si è chiusa, a Palazzo Chigi, l’udienza del processo che vede imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini accusato di sequestro di persona nell’ambito dell’inchiesta sullo sbarco ritardato di 131 migranti dalla nave Gregoretti. “Il premier Conte ha chiarito che la decisione sul pos (place of safety) per la Gregoretti è stata presa dall’allora ministro dell’interno Matteo Salvini”, hanno spiegato gli avvocati di parte civile dopo l’udienza nel corso della quale Conte è stato sentito dal gip di Catania.
“Non c’è una collaborazione tra presidente del Consiglio e ministro dell’Interno, c’è un indirizzo politico che il ministro dell’Interno esegue”, ha poi sottolineato il gup di Catania Nunzio Sarpietro uscendo da Palazzo Chigi dove si è svolta la deposizione del premier Conte. “Non parliamo ancora di reati, stiamo parlando di un processo in cui bisogna accertare se c’è un reato – ha aggiunto Sarpietro – La coralità delle azioni del governo atteneva alla politica generale, i singoli eventi erano curati dai singoli ministri: il ministro Salvini prima e la ministra Lamorgese dopo» ha specificato Sarpietro. Conte è stato molto collaborativo –  ha aggiunto Sarpietro – molto profondo nelle risposte”.
“Matteo Salvini ha tutelato l’interesse nazionale e ha agito in linea con la politica governativa ribadita oggi da Giuseppe Conte. È quanto dice la difesa dell’allora ministro dell’Interno dopo l’udienza preliminare per il caso Gregoretti.  Gli avvocati di Salvini, nel corso dell’udienza davanti al gip, si sono basati su nuovi documenti ottenuti dopo la precedente udienza di Catania. Documenti che – a loro giudizio – confermano che Salvini operò in linea con la politica governativa: il ministro si opponeva in attesa della redistribuzione dei migranti. Una prassi, ricorda la difesa di Salvini, proseguita anche con il governo ‘giallorosso’.
Nel corso dell’esame di Conte, i legali hanno evidenziato un altro aspetto: il premier aveva scritto a Salvini per sollecitare lo sbarco dei minori a bordo della Open Arms (episodio successivo alla Gregoretti, ma consumato negli ultimi giorni del Conte 1) senza fare cenno ai maggiorenni e senza aver mai preso iniziative simili in precedenza. “L’ennesima dimostrazione – secondo la difesa dell’allora ministro – della piena consapevolezza e condivisione del governo”. A questo si aggiunge una lettera aperta di Conte, ricordata in udienza dall’avvocato Giulia Bongiorno, che sul Corriere della Sera ribadiva implicitamente di non avere mai voluto fare sbarcare i migranti maggiorenni.

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