I sospetti di Musumeci: “Tutte le zone penalizzate governate dal centrodestra”

Il presidente: "Ma siamo su 'Scherzi a parte'? Chiedo al governo di riconsiderare la fascia arancione, scelta che massacrerebbe la Sicilia"

“Il governo avrebbe potuto, anzi dovuto – anziché scaricare sui presidenti di Regione le responsabilità – optare per un unico provvedimento di carattere nazionale, consentendo poi ai presidenti di Regione di adottare misure più o meno restrittive”. Intervistato da RaiNews24, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, torna a criticare la decisione del Governo di inserire la Sicilia in zona arancione.
“Spero in una svista, in un errore di valutazione del Comitato tecnico scientifico – aggiunge -. Sembra di essere su ‘Scherzi a parte’. Anche un bambino, se mette a confronto i dati della Sicilia con quelli di altre 6-7 regioni si rende conto che si tratta di una grave sbavatura. Non protesto, la mia è amarezza. Questa decisione affrettata e superficiale incoraggia chi vuole andare in piazza”.
“Se c’è un regia politica per colpirci? Basta mettere a confronto i dati attuali della Sicilia con quelli di altre regioni – dice Musumeci – per rendersi conto di come il sospetto possa trovarsi dietro l’angolo. Tutte le zone penalizzate appartengono al centrodestra, migliaia di siciliani la pensano con l’impronta del sospetto”.
“Chiedo al Governo centrale di ripensarci, con un esame più sereno e approfondito si potrà rivedere il colore della Sicilia”, sottolinea Musumeci, secondo cui la conferma di questa scelta “massacrerebbe la posizione della Sicilia, un tessuto già massacrato dalla prima ondata”.

“Noi – spiega ancora il governatore siciliano – abbiamo i dati che ogni giorno vanno al ministero perché il ministero li rende pubblici: negli ultimi 8-10 giorni a Palermo abbiamo avviato lo screening per individuare gli asintomatici, con file di macchine in drive-in, per individuare il positivo, allontanarlo dai familiari ed evitare contagio a catena”.
“Questo, più il reclutamento di 3mila operatori sanitari, ha determinato inevitabilmente il calo di contagio, che si percepirà tra 12-15 giorni: se a Roma non si tiene conto di queste misure si arriva a valutazioni finali che sono discordanti”.

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