Imprenditore etneo e dirigente discarica colti con le mani sulla mazzetta

Tangenti sui rifiuti a Palermo: in manette anche una siracusana titolare di diverse società 

PALERMO – La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha arrestato per corruzione aggravata tre persone: Emanuele Gaetano Caruso, 53enne, originario di Paternò, imprenditore con interessi nel settore dei rifiuti; Daniela Pisasale, 45enne di Siracusa, titolare di diverse società operanti nel campo del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti (rappresentante della Realizzazioni e Montaggi s.r.l. ed amministratore unico della Ecoambiente Italia s.r.l., con sede a Siracusa), e Vincenzo Bonanno, 62enne di Palermo, coordinatore dell’area della discarica di Bellolampo, gestita dalla Rap, società partecipata del Comune, che si occupa della lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti dai Comuni di Palermo e di Ustica.
Gli investigatori della Dia, dopo un servizio di osservazione e pedinamento, hanno sorpreso Caruso mentre consegnava a Bonanno una busta con 5.000 euro in contanti. Altri 13.250 euro sono stati trovati in un’auto. La somma è stata sottoposta a sequestro.
Bonanno, che si occupava della gestione dei rifiuti e dell’impianto di tritovagliatura, è stato sospeso dall’azienda. “Appena avremo i documenti che riguardano l’indagine attiveremo i percorsi di licenziamento – assicura il direttore generale Roberto Li Causi – e saremo parte civile in un eventuale processo”.
Per la discarica di Bellolampo è stato avviato il procedimento di commissariamento. L’incarico è stato affidato a due dirigenti interni: Antonino Petrone, responsabile dell’area tecnica, e l’avvocato Maria Concetta Codiglione, che è anche responsabile dell’anticorruzione dell’azienda.
L’operazione rientra in una più ampia indagine, condotta dalla Dia, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, sugli interessi della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti.
La società Ecoambiente si occupava nella discarica di Bellolampo di trattare i rifiuti dei comuni della provincia di Palermo e lo ha fatto fino a fine maggio del 2019. Dopo quella data il Comune di Palermo, con la sua partecipata Rap, ha chiesto e ottenuto di subentrare alla società privata.
È stato acquistato un impianto mobile di trattamento dei rifiuti ed è stata eseguita la manutenzione di quello fisso che in passato si guastava spesso. Nonostante questi interventi l’impianto palermitano non sarebbe stato in grado di trattare tutti i rifiuti e così la Regione ha dato la possibilità di portare l’immondizia in quattro siti tra cui l’impianto di Alcamo della Ecoambiente.
“Nel giugno del 2019 io ho presentato l’esposto alla procura in cui ho segnalato diversi aspetti che a mio avviso dovevano essere approfonditi dalla magistratura – dice Giuseppe Norata presidente della Rap – tra le cose da segnalare la questione legata al trattamento dei rifiuti e la vicenda dei ritardi nella realizzazione della settima vasca. Io da gennaio avevo pronta la rotazione del personale in discarica. Tra l’altro il funzionario Vincenzo Bonanno della Rap era tra quanti avrebbero dovuto lasciare l’impianto visto che non aveva vigilato sugli ammanchi del carburante nel corso dell’inchiesta dei carabinieri che aveva portato agli arresti di alcuni dipendenti”.
“Non l’ho spostato – aggiunge – per non intralciare le indagini che sarebbero potute scattare a seguito del mio esposto. Era proprio di Bonanno il compito di stabilire in quali dei quattro siti conferire i rifiuti da trattare negli impianti autorizzati dalla Regione. Ogni giorno dovevano essere trasportate prima 50 tonnellate di rifiuti, poi, con un nuovo decreto, le tonnellate sono diventate 100”.

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