Ambiente, il ministro scrive a Musumeci: “La Sicilia dica no agli inceneritori”

Il Governo vigila sulla Regione: "Si adegui alle direttive europee senza termovalorizzatori". Isola ultima per depurazione delle acque

ROMA – “E’ necessario avviare un percorso di gestione dei rifiuti votato alla sostenibilità e allo sviluppo di soluzioni alternative alla tradizionale termovalorizzazione, meno impattanti in termini ambientali ed emissivi, limitando il ricorso alla discarica ai soli scarti non altrimenti valorizzabili, per i quali tale gestione costituirebbe il miglior risultato ambientale raggiungibile”.
E’ questo uno dei passaggi della lettera del ministro dell’Ambiente Sergio Costa al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, nella quale si raccomanda di dire no agli inceneritori, in vista del varo del piano rifiuti regionale.
“Con tale prospettiva – scrive il ministro – rimango in attesa, in coerenza con l’attività di vigilanza in capo al mio dicastero, di poter ricevere ulteriori aggiornamenti sullo stato del processo, con la speranza e la convinzione di poter vedere finalizzato da parte dei tuoi uffici un documento che testimoni l’impegno dell’amministrazione regionale ad adeguarsi alle direttive europee e a sviluppare un ciclo dei rifiuti sostenibile, concentrando gli sforzi sull’individuazione di forme di gestione più aderenti alla gerarchia dei rifiuti”.
Inoltre, il ministro Costa fa sapere che, “contrariamente a quanto qualcuno calunniosamente va ribadendo da giorni”, il ministero dell’Ambiente è contro gli inceneritori, non per motivi ideologici, ma per ragioni tecniche. “Una corretta applicazione dell’economia circolare comporta anche una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica e con l’incenerimento, con un progressivo superamento di questi impianti mediante metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi”.
Il audizione alla Commissione bicamerale Ecomafie sulla gestione delle acque reflue il ministro fa sapere che “la Sicilia è la regione italiana con i maggiori problemi per la depurazione delle acque”. Seguono nell’ordine la Calabria, la Lombardia e la Campania.
Costa ha spiegato che sono 4 le procedure di infrazione avviate dall’Unione europea contro l’Italia per la mancanza di depuratori. Dei 3.144 agglomerati nei quali è diviso il territorio italiano per la gestione delle acque, 900 sono colpiti dalle procedure europee, il 30% circa.
Di questi 900 agglomerati, 251 sono in Sicilia, 188 in Calabria, 130 in Lombardia e 117 in Campania. Per superare queste procedure di infrazione, nel 2016 è stato istituito un commissario straordinario unico per la depurazione a livello nazionale, che ha sostituito gli 11 commissari pre-esistenti. Il 22 maggio scorso a questa carica è stato nominato Maurizio Giugni, che ha sostituito Enrico Rolle. Per gli interventi di costruzione dei depuratori, dal 2012 il governo ha stanziato oltre 3 miliardi di euro. A questi vanno sommati 300 milioni dalla legge di bilancio 2019 e 1 miliardo che entrerà nella legge di bilancio 2020.

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