“Mazzetta Sicula”: corruzione e frode, blitz della finanza nell’impero dei Leonardi

Infiltrazioni della mafia e traffico illecito di rifiuti nella discarica di Lentini: nove misure cautelari, in carcere Antonino Leonardi. Si indaga anche sulle pressioni del clan Nardo per l'affidamento di un chiosco nello stadio in cui gioca la Leonzio. I PARTICOLARI  - I NOMI - LE AZIENDE - LE INTERCETTAZIONI - VIDEO: I SOLDI SOTTERRATI - FOTO

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La Guardia di finanza del comando provinciale di Catania, in collaborazione con lo Scico e il gruppo aeronavale di Messina, ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di nove persone (due in carcere, tre ai domiciliari e quattro sottoposti a obblighi di Pg) per una presunta illecita conduzione della discarica di Lentini, la più estesa della Sicilia, gestita dalla Sicula trasporti.

L’inchiesta tratta anche le pressioni esercitate da esponenti del clan mafioso Nardo per l’affidamento di un chiosco-bar nello stadio dove gioca la Sicula Leonzio, squadra di calcio di Lega Pro. I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura di Catania sono associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata, rivelazione di segreto d’ufficio e concorso esterno all’associazione mafiosa. Le Fiamme gialle hanno eseguito perquisizioni e sequestri preventivi a carico delle società del gruppo Leonardi per complessivi 116 milioni di euro.
C’era oltre un milione di euro in contanti in bidoni sotterrati e trovati dalla guardia di finanza. La stima della cifra è della Procura che parla anche di soldi trovati in casseforti nascoste. Le banconote sono state portate dalle Fiamme gialle nella sede di Catania della Banca d’Italia.
I NOMI. In carcere sono finiti Antonino Leonardi, di 57 anni, amministratore di fatto della Sicula Trasporti Srl e della Gesac Srl e amministratore di diritto della Sicula Compost Srl, per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, corruzione e frode nelle forniture, e Filadelfo Amarindo, di 68, dipendente della Sicula Trasporti Srl per concorso esterno all’associazione mafiosa. Agli arresti domiciliari Salvatore Leonardi, 57 anni, fratello di Antonino, in qualità di socio della Sicula Trasporti Srl e della Gesac Srl, Vincenzo Liuzzo, di 57 anni, dirigente di unità operativa semplice della sede di Siracusa dell’Arpa Sicilia, che era addetto ai controlli e monitoraggi ambientali, e Salvatore Pecora, di 63 anni, istruttore tecnico impiegato presso il Libero Consorzio Comunale di Siracusa, che era addetto al controllo sulla gestione dei rifiuti. Sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora Pietro Francesco Nicotra, di 36 anni, e Francesco Zappalà, di 52. Destinatari delle misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora anche i fratelli Francesco e Nicola Guercio, di 49 e 59 anni, amministratori di diritto e di fatto della Edile Sud Srl.
Antonello Leonardi si è dimesso questa mattina dal Consiglio di amministrazione di Sicula Trasporti per consentire agli altri componenti del Cda, insediati da qualche settimana, di poter procedere con il loro lavoro e le loro valutazioni. Domani prevista una riunione del Cda con l’insediamento degli amministratori giudiziari.
LE AZIENDE. Le imprese destinatarie del sequestro preventivo sono le seguenti
Sicula Trasporti Srl ora Sicula Trasporti Spa, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), esercente l’attività di “trattamenti e smaltimenti di altri rifiuti non pericolosi” ovvero della gestione dei rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ossia non riciclabili; l’impianto di trattamento meccanico biologico (T.M.B.) è situato nel territorio di Catania (Contrada San Giorgio) mentre le vasche di abbancamento sono situate nel confinante comune di Lentini; la società ha un fatturato annuo di circa 100 milioni di euro e oltre 120 dipendenti;

– Sicula Compost Srl, avente sede a Catania, in via Antonino Longo (Contrada San Giorgio), svolgente l’attività di “produzione di compost” ovvero produzione di fertilizzanti agricoli derivanti dall’utilizzazione e trasformazione di scarti vegetali e agroalimentari; la società, con circa 20 dipendenti, ha un fatturato di 3,6 milioni di euro;

– Gesac Srl
, con sede a Catania in Contrada Coda Volpe, avente quale oggetto sociale l’estrazione di pomice e di altri minerali; la società, inserita nella filiera della lavorazione del R.S.U., forniva il materiale pietroso da cospargere (obbligatoriamente per legge) sulla “parte secca” del rifiuto, abbancato nelle vasche della discarica gestita dalla Sicula Trasporti; essa ha un fatturato annuo medio di circa 2 milioni di euro e ha oltre 20 dipendenti.
Non destinataria della misura del sequestro preventivo ma persona giuridica indagata per la quale pende la richiesta di nomina di un commissario giudiziale è la Edile Sud Srl, avente sede a Scordia ed esercente l’attività di gestione di un impianto di recupero, trasporto e produzione di rifiuti non pericolosi (rifiuti inerti) nel territorio di Lentini; la società, con 18 dipendenti, ha un volume d’affari di circa un milione di euro.
“Ulteriori misure cautelari reali eseguite dai finanzieri etnei sono il sequestro preventivo di oltre 6 milioni di euro – annota la Gdf – finalizzato alla confisca del profitto illecito originante dal traffico illecito di rifiuti; sequestro effettuato nei confronti dell’amministratore e del socio, tra le altre, della Sicula Trasporti, soggetti di seguito generalizzati (Antonino e Salvatore Leonardi); da un rodato circuito corruttivo caratterizzato dalla dazione costante di tangenti in contanti per decine di migliaia di euro; sequestro effettuato a carico di un pubblico ufficiale corrotto sotto nominato (Vincenzo Liuzzo)”.
IL SISTEMA ILLECITO. Nella ricostruzione degli inquirenti, il sistema illecito orchestrato da Antonino Leonardi si reggeva su due pilastri, ossia “la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di “pilotare”, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali” nonché “la fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio”.
“Gli accertamenti tecnici operati direttamente presso le imprese gestite da Antonello Leonardi hanno permesso di rilevare che sia ingenti quantitativi di R.S.U. (non sottoposti ai preventivi trattamenti di frantumazione, triturazione, successiva vagliatura e biostabilizzazione e, tra questi, anche la frazione “umida” che avrebbe dovuto essere destinata al recupero mediante compostaggio) quanto una consistente mole di materiale originata da un incompleto processo di compostaggio, venivano conferiti direttamente nella discarica lentinese, previa attribuzione fittizia di un codice che identifica i rifiuti derivanti da tritatura e vagliatura e, in alcuni casi, anche senza che i rifiuti fossero tracciati da alcun formulario”.
“Il sodalizio criminale che gestiva la Sicula Trasporti – spiega la Gdf – e le altre realtà aziendali collegate in filiera ammettevano in discarica per lo smaltimento finale, categorie di rifiuti che, per la loro stessa natura, non avevano i requisiti di ammissibilità necessari; rifiuti mai sottoposti anche ad un semplice esame visivo: in tal modo, i responsabili potevano accumulare, nel tempo, guadagni illeciti non spettanti anche in frode agli impegni assunti con i Comuni conferenti. Si trattava, dunque, di rifiuti altamente putrescibili e quindi in grado di formare percolati e di produrre biogas creando così concreti presupposti per l’emissione diffuse di maleodoranze oltreché di gas serra. In alcune circostanze, veniva appurato che i percolati, liquidi che dovevano confluire sul fondo delle vasche e da qui stoccati in silos, erano sversati nel suolo e nelle acque circostanti. Tra i rifiuti conferiti “tal quali” in discarica venivano rinvenuti frigoriferi interi (contenenti al loro interno ancora il poliuretano), pneumatici non ammissibili nella discarica lentinese, materassi non previamente lacerati, oggetti di plastica, metallo e carta recuperabili, pasti provenienti da mense ancora integri nonché rifiuti speciali sanitari”.
“Queste illecite modalità di conferimento di rifiuti in discarica – continuano i finanzieri – determinavano anche un’evasione del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (art.3, Legge 549/1995) pari, per il 2018, a oltre 6,2 milioni di euro (a cui vanno aggiunti sanzioni e interessi). Il tributo, da versare trimestralmente alla Regione Siciliana dal gestore dell’impianto presso cui si effettua lo stoccaggio definitivo (nella sua qualità di sostituto d’imposta) è finalizzato a favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero dagli stessi di materia prima e di energia. La tendenziale assenza di un trattamento preliminare al conferimento in discarica determina l’applicazione di un’aliquota per il tributo dovuto superiore a quella calcolata dai gestori della Sicula Trasporti”.
“L’impianto di compostaggio della Sicula Compost, a far data dal maggio 2018, iniziava a ricevere, presso la propria struttura, la “Frazione Umida” proveniente dalla “Raccolta Differenziata” svolta da diversi comuni siciliani, con i quali l’azienda aveva stipulato preventivi contratti di conferimento, in ragione dell’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di pubblica Utilità che avrebbe consentito alla Sicula Compost di ricevere presso la sua struttura un quantitativo massimo di 70 mila tonnellate annue. Ma l’impianto di compostaggio, a fronte di una potenzialità di lavorazione della “Frazione Umida” calcolata intorno alle 160/170 tonnellate giornaliere, ne riceva 250/270. Tale realtà nota ad Antonino Leonardi e a Pietro Nicotra determinava gli stessi a stabilire che delle 1.400 tonnellate di “rifiuto umido” che arrivavano settimanalmente in impianto, 400 dovevano essere “smaltite illecitamente” ovvero senza sottoporle ad alcun processo di recupero e veicolandole “tal quali” nella discarica di Lentini”.
“Oltre 30.000 tonnellate di rifiuti solidi inerti derivanti da lavori di scavo effettuati per la realizzazione di una nuova vasca nella discarica della Sicula Trasporti venivano smaltiti illecitamente nei terreni di proprietà delle società di Leonardi. Tale ulteriore fraudolenta gestione dei rifiuti era realizzabile con la compiacenza dei fratelli Guercio e della loro Edile Sud Srl la cui piattaforma risultava solo “cartolarmente”, attraverso la redazione di oltre 1.300 falsi formulari, luogo di destinazione dei succitati inerti. Tale diffuso quadro di illegalità poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti. Nello specifico, Vincenzo Liuzzo, dirigente ARPA di Siracusa (sezione controlli e monitoraggi ambientali), si recava mensilmente presso la discarica di Leonardi per ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro. La puntuale riscossione del profitto corruttivo, “il giorno 20 di ogni mese”, veniva documentato dai Finanzieri del Gico dall’agosto 2018 al marzo 2019 e in una circostanza, dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della Compagnia Pronto Impiego di Catania”.
“Liuzzo – continuano gli inquirenti – risultava aver totalmente asservito la sua pubblica funzione alle finalità utilitaristiche e personali perseguite da Antonino Leonardi con il quale intratteneva un rapporto confidenziale in dispregio dell’imparzialità cui deve conformarsi ogni pubblico dipendente. Liuzzo, oltre a fornire suggerimenti a Leonardi per una “redditizia” gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava allo stesso in anticipo i controlli che l’Arpa Siracusa avrebbe effettuato presso gli stessi impianti così da consentire la predisposizione di tutti gli accorgimenti utili per non incorrere nell’accertamento di violazioni e abdicando così, il pubblico ufficiale, di fatto, ogni funzione di controllo. Liuzzo, inoltre, su richiesta di Leonardi interveniva su un controllo in atto presso la cava dei fratelli Guercio operato da funzionari Arpa e del Libero Consorzio di Siracusa affinché i controllori pubblici non rilevassero irregolarità. Nello specifico, quest’ultimi venivano costretti a “non vedere” un macroscopico disallineamento tra la realtà documentata dai falsi formulari e quella emergente dal visivo riscontro: i rifiuti inerti, presenti in cava, erano nettamente inferiori rispetto a quelli contabilmente registrati perché smaltiti, come su evidenziato, nei terreni delle aziende di Leonardi. Da ultimo, Liuzzo, nel partecipare a conferenze di servizi aventi quali oggetto autorizzazioni amministrative richieste dall’imprenditore corruttore, assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata dei Leonardi”.
“Altro funzionario pubblico a “libro paga” dei Leonardi era Salvatore Pecora – prosegue la Gdf – il quale similmente a Liuzzo, era solito notiziare l’amministratore della Sicula Trasporti di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa; Pecora, inoltre, partecipava preliminarmente ai Leonardi atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di Leonardi”.
CLAN NARDO. L’inchiesta riguarda anche i rapporti tra il gruppo Leonardi e il clan Nardo. “Da ultimo – rilevano gli inquirenti – la meticolosa attività d’indagine portava alla luce anche una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il gruppo imprenditoriale dei Leonardi ed alcuni esponenti del clan Nardo (tra i quali Angelo Randazzo e Alfio Sambasile entrambi già condannati per 416 bis) ai quali Antonino Leonardi faceva pervenire, durante le festività, somme in contanti di 5.000 euro tramite il suo collaboratore “Delfo” Amarindo. Quest’ultimo forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti criminosi del clan Nardo, una collaborazione significativa manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio Sambasile”.
Secondo la Gdf, “Delfo Amarindo rappresentava l’anello di congiunzione dei Leonardi con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un punto di somministrazione di cibi e bevande nello Stadio di calcio della Sicula Leonzio; è Amarindo che viene incaricato da Antonello Leonardi di veicolare il messaggio che il chiosco non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali pretendenti e che gli stessi sarebbero stati “ripagati” per il mancato introito con le dovute regalie. Antonino Leonardi e suo figlio erano ben consapevoli, in quel frangente, quali rischi corressero nel concedere quell’attività a figure orbitanti negli ambienti di criminalità organizzata”.

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