“Politica criminogena”

Inchiesta "Mazzetta Sicula", i pm catanesi: "Smaltimento per oltre 200 Comuni a suon di mazzette"

CATANIA – “La gestione della discarica, dell’impianto Tmb e di compostaggio, da parte della famiglia Leonardi era orientata all’esclusivo perseguimento di utili attraverso il mantenimento delle convenzioni con i Comuni pur non essendo gli impianti nelle condizioni di poter più adempiere alle prescrizioni fissate dalle stesse autorizzazioni amministrative”.
E’ l’accusa della Procura di Catania nell’inchiesta ‘Mazzetta Sicula’ sul più grande impianto di raccolta di spazzatura della Sicilia. “La consistente mole indiziaria” emersa dalle indagini della Guardia di finanza ha permesso di “portare alla luce un perdurante e sistematico illecito smaltimento dei rifiuti solidi urbani provenienti da oltre 200 Comuni siciliani convenzionati con la Sicula trasporti”.
“Un enorme quantitativo di rifiuti – sostiene la Procura di Catania – strutturalmente non più gestibile secondo le prescrizioni di legge e che finiva in discarica senza subire alcun trattamento preliminare, che è essenziale per favorire l’individuazione dei materiali non ammissibili in discarica o dei rifiuti da destinare a operazioni di recupero”.

Il sistema illecito, che la Procura ritiene sia stato “orchestrato da Antonino Leonardi”, “un diffuso quadro di illegalità che poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti”, si basava su alcuni punti principali: “la puntuale dazione di tangenti a soggetti ritenuti dal corruttore, al di là del ruolo assegnato dall’amministrazione di appartenenza, in grado di influenzare la concessione di autorizzazioni amministrative e di ‘pilotare’, preventivandoli, i prescritti controlli ambientali”; la “fasulla rappresentazione della movimentazione dei rifiuti al fine di garantire un’apparente osservanza delle norme; una contabilità assolutamente non corrispondente alla reale entità e tipologia dei rifiuti conferiti in discarica e trattati nell’impianto di compostaggio”.
Il Gip, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto il sequestro preventivo di beni aziendali, quote e azioni sociali, per un valore stimato un 110 milioni di euro, e la contestuale nomina di amministratori e custodi per la Sicula Trasporti Srl, la Sicula Trasporti Spa, la Sicula Composto e la Gesac Srl.
I PM: “ILLEGALITA’ FAVORITA DA FUNZIONARI CORROTTI”. Un “diffuso quadro di illegalità” che “poteva perpetuarsi nel tempo in ragione del determinante contributo fornito da funzionari pubblici corrotti”. E nel provvedimento i Pm indicano quelli che ritengono i terminali della ‘corruzione’ da parte degli imprenditori Leonardi. Tra loro Vincenzo Liuzzo, dirigente dell’Arpa di Siracusa, sezione controlli e monitoraggi ambientali, che, è emerso da indagini della guardia di finanza, “si recava mensilmente nella discarica di Leonardi per ricevere una mazzetta in contanti di 5.000 euro”.
“La puntuale riscossione del profitto corruttivo, il giorno 20 di ogni mese”, rileva la Procura, fino “ad accertati 40 mila euro” è stato “documentato dal Gico delle Fiamme gialle dall’agosto 2018 al marzo 2019” e in una circostanza, “dopo la ricezione dei contanti, anche riscontrata materialmente per effetto di un controllo su strada operato da una pattuglia della compagnia pronto impiego di Catania”.
In cambio, è l’accusa, Liuzzo avrebbe fornito suggerimenti a Leonardi per una redditizia gestione ambientale dei suoi impianti, comunicava in anticipo i controlli dell’Arpa nella discarica e nelle conferenze di servizio assumeva posizioni e formulava interventi sempre in linea con i desiderata degli imprenditori.
Altro funzionario pubblico definito dalla Procura di Catania “a ‘libro paga’ dei Leonardi era Salvatore Pecora, addetto al controllo della gestione dei rifiuti del Libero consorzio comunale di Siracusa. Secondo l’accusa “era solito ‘notiziare’ l’amministratore della “Sicula trasporti” di tutti i controlli che sarebbero stati effettuati e curati dal Consorzio” e “partecipava preliminarmente ai Leonardi atti riservati del proprio ufficio prima che gli stessi fossero oggetto di deliberazione interna assumendo, a priori, posizioni congeniali alle illecite finalità imprenditoriali di Leonardi”.
“POLITICA CRIMINOGENA”. “Imprenditori senza scrupoli che inquinano le falde acquifere, il sottosuolo, producono danni atmosferici perché sanno che da questo possono ricavare grossi guadagni e il modo più plastico di considerare quale è l’illiceità di questi profitti è data dal fatto che grosse somme di denaro sono state trovare sottoterra: questo ci dà l’idea di quanto fosse corrotto questo sistema, come gli imprenditori fossero dei veri propri sciacalli che, corrompendo i funzionari, erano disposti a speculare sulla salute delle persone”, continua Zuccaro.
“L’indagine ha fatto emergere un fenomeno criminale particolarmente complesso e grave – afferma Zuccaro – che devo dire è quasi scolastico. Abbiamo una politica regionale decennale che è sicuramente criminogena perché non consentendo di ridurre la quantità di rifiuti che vengono conferiti in discarica consente a imprenditori senza scrupoli di potere lucrare grosse somme di denaro violando le norme che tutelano l’ambiente. Questo ingenera quasi a livello di selezione naturale una classe di imprenditori che si propone per svolgere questa attività di servizio sapendo che se vengono violate determinate regole possono ricavare quantità di denaro esorbitanti. Denaro che poi servirà per corrompere pubblici funzionari che dovrebbero controllare la regolarità del servizio di trattamento e smaltimento di rifiuti. E’ lo stesso sistema politico che produce questo sistema di grave fenomeno criminale…”.
“RAPPORTI COL CLAN NARDO”. “Una stabile e compiacente relazione finanziaria tra il gruppo imprenditoriale dei Leonardi e alcuni esponenti del clan Nardo”, articolazione siracusana di Cosa nostra, “è venuta alla luce dalla meticolosa attività di indagine” della guardia di finanza.
La Procura di Catania sottolinea che il punto di contatto era Fialdeldo ‘Delfo’ Amarindo, dipendente della Sicula Trasporti e arrestato per concorso esterno all’associazione mafiosa. Secondo l’accusa, Amarindo “forniva un rilevante supporto per la realizzazione dei progetti criminosi del clan Nardo, una collaborazione significativa manifestatasi attraverso plurime condotte, tra le quali anche quella di riportare agli affiliati della compagine mafiosa le indicazioni e le volontà del boss recluso Alfio Sambasile”.
La Procura distrettuale di Catania definisce Amarindo “l’anello di congiunzione dei Leonardi con il sodalizio lentinese e questo ruolo viene in luce quando è necessario decidere a chi assegnare la gestione di un punto di somministrazione di cibi e bevande nello stadio di calcio della Sicula Leonzio”, squadra di calcio di Serie C di proprietà dei Leonardi.
“E’ Amarindo – ricostruisce la Procura – che viene incaricato da Antonello Leonardi di veicolare il messaggio che il chiosco non sarebbe stato affidato a nessuno dei gruppi criminali pretendenti che sarebbero stati ‘ripagati’ per il mancato introito con le dovute regalie”.
Nel ricostruire la personalità di Amarindo, la Procura scrive che avrebbe anche fornito “supporto logistico alle figlie del boss Alfio Sambasibile, del clan Nardo, accompagnandole a proprie spese ai colloqui col padre nel carcere di Catanzaro”. Inoltre era lui, sostiene l’accusa, a consegnare “5.000 euro in contanti per conto di Nino Leonardi per le feste a esponenti del clan Nardo, come Angelo Randazzo e Alfio Sambasile, già condannati per associazione mafiosa”.-

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