Palermo, 100% infarti trattati con angioplastica nonostante Covid-19

di Nuccio Sciacca - L’equipe cardiologica dell’ospedale Ingrassia mantiene l’attività di emodinamica

Nonostante la pandemia da coronavirus il reparto di Cardiologia, diretto da Sergio Fasullo, ha mantenuto, dati alla mano, percorsi e protocolli di protezione e sicurezza per la gestione come potenziali Covid-19 di tutti i pazienti con infarto e patologie cardiovascolari gravi. Un’organizzazione che ha consentito di raggiungere risultati eccellenti: la proporzione di infarti trattati con angioplastica entro 0-1 g nel primo trimestre dell’anno è stata, infatti, del 100%.
Importante il supporto strategico della direzione generale dell’Asp di Palermo visto che il reparto cardiologico si è arricchito nella gestione della rete Ima (Infarto Miocardico Acuto) regionale e aziendale di alte professionalità, come Daniele Pieri e Antonio Rubino.
L’attività dell’emodinamica, oggi Unità operativa semplice di cardiologia interventistica e vascolare, guidata da Sergio Cannizzaro, è stata implementata con nuove procedure salvavita (device Impella di supporto cardiaco, laser a eccimeri indispensabile per indebolire le massicce calcificazioni che irrigidiscono le pareti dell’arteria), interventi complessi (angioplastiche) anche nel distretto vascolare periferico (arterie carotide e femorali) e chiusure di difetti intracardiaci (interatriali e forame ovale).
“Medici, infermieri e operatori socio sanitari della cardiologia – aggiunge Fasullo – hanno sempre lavorato, nonostante lo stress connesso al virus, in maniera costante e tenace. Abbiamo anche realizzato un video che vuole lanciare un messaggio di speranza (#starelontanononsignificaamaredimeno). Un video nato per caso con la convinzione che si può sorridere anche con le mascherine. La rimodulazione dell’organizzazione ha consentito, anche nel pieno dell’emergenza coronavirus, di ottenere le stesse performance di ricoveri e procedure degli anni precedenti, mantenendo invariati tassi di mortalità per gli infarti rispetto ad altre realtà italiane e di quello riferito dalle società scientifiche”.
Emblematico l’esempio di un giovane paziente di 39 anni ricoverato il 7 maggio scorso sottoposto a un intervento di cardiologia interventistica sull’arteria succlavia con angioplastica e che, pur con una storia di cardiopatia alle spalle, è già stato dimesso ed è tornato a casa.

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