Peculato, arrestato il patron del Marsala

Domenico Cottone e la moglie sono accusati anche di attività finanziaria abusiva in una sala giochi

PALERMO – I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza agli arresti domiciliari nei confronti di Domenico Cottone e Chiara Gulotta, marito e moglie, rispettivamente amministratore di fatto della sala giochi in via Cavour a Palermo President Gaming Hall e rappresentante legale, accusati di peculato e abusiva attività finanziaria e indagati anche per il reato di riciclaggio.
Cottone è anche proprietario del Marsala Calcio. L’operazione è stata chiamata “Washing Hall”. E’ stato disposto dal giudice anche il sequestro di beni e disponibilità finanziarie di un milione di euro relativo al debito complessivo con l’erario maturato nell’arco di 4 anni, nonché della sala giochi.
Secondo quanto accertato dai finanzieri marito e moglie si sono appropriati degli importi dovuti per legge su tutte le giocate effettuate e quelli previsti dal canone di concessione, non versando i soldi alla concessionaria dello Stato.
Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, videoriprese e controlli patrimoniali. All’interno della sala giochi si svolgeva, secondo i finanzieri, un’attività abusiva finanziaria. I titolari concedevano dei ticket validi per giocare dietro la consegna di assegni bancari postdatati e in alcuni casi senza la data di emissione.
Un imprenditore palermitano ha accumulato un debito di 400 mila euro con la sala giochi in via Cavour a Palermo gestita da Domenico Cottone e Chiara Gullotta. Il giocatore ha firmato un piano per rientrare con centinaia di cambiali. Per continuare a giocare e avere i ticket firmava assegni in bianco. E’ quanto ha raccontato ai finanzieri che hanno condotto l’indagine.
“Preciso che negli anni 2014 e 2015 ero caduto nel vizio del gioco e quindi ero un assiduo frequentatore della sala – ha raccontato -. Ai tempi giocavo con cadenza giornaliera fino a 4.000 euro. I soldi in parte provenivano dai miei guadagni all’epoca più cospicui di quelli attuali. Ovviamente a un certo punto ho esaurito le risorse e quindi Cottone per permettermi di giocare ha acconsentito di farmi credito. In particolare l’operazione di concessione di detto credito avveniva in questo modo. Mi recavo alla cassa e mi venivano consegnati dei ticket di gioco che poi io inserivo nel videolottery. Tali ticket mi venivano stampati al momento direttamente dai dipendenti”. “Ormai versavo in condizioni economiche pessime e mi sono indebitato”, ha detto.
Il debito è arrivato a 400 mila euro e l’imprenditore per rientrare ed evitare di essere dichiarato fallito ha venduto un appartamento e ha versato i soldi a Cottone. Nella stessa situazione dell’imprenditore si troverebbero decine e decine di palermitani. Piccoli imprenditori, commercianti che avevano il vizio del gioco e che grazie al sistema dei prestiti continuavano a giocare e perdere.

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